CPI USA: il CPI inferiore alle attese potrebbe rivelarsi insufficiente per arginare l'impennata dei rendimenti

Althea Spinozzi
Fixed Income Strategist
Sommario:
- I tassi di pareggio stanno salendo insieme ai prezzi delle materie prime. Di conseguenza, anche nel caso in cui l'inflazione dovesse sorprendere al ribasso, permangono preoccupazioni per il radicamento delle pressioni inflazionistiche.
- I rendimenti decennali sono in una tendenza al rialzo. Se il rapporto sull'inflazione di domani indicherà una forte pressione sui prezzi, è probabile che i rendimenti aumentino e testino la resistenza al 4,5%. Per rimuovere il trend rialzista, i rendimenti devono scendere e chiudere al di sotto del 4,17%.
- Anche i rendimenti a due anni sono in rialzo verso il 4,9%.
Aspettative di mercato:
Gli economisti prevedono che il rapporto sul CPI di marzo rivelerà un aumento dello 0,3% dei prezzi al consumo su base mensile, un leggero calo rispetto alla crescita dello 0,4% osservata a febbraio. Tuttavia, il tasso di inflazione annuo dovrebbe salire dal 3,4% al 3,2%. Questo previsto aumento dell'inflazione annuale segnala il perdurare delle pressioni inflazionistiche all'interno dell'economia, anche se a un ritmo leggermente più lento su base mensile.
Tuttavia, gli investitori devono tenere presente che i tassi di pareggio stanno salendo insieme e hanno raggiunto i livelli visti a novembre dello scorso anno.
Possibili esiti per il mercato obbligazionario:
- Inflazione migliore del previsto: irripidimento rialzista della curva dei rendimenti e rafforzamento dei Treasury a varie scadenze. Tuttavia, la risposta del mercato potrebbe variare se una componente sorprende mentre l'altra rimane invariata. In particolare, un'inaspettata sorpresa al ribasso del CPI core statunitense, in particolare dei servizi core, potrebbe avere un impatto più pronunciato sui mercati obbligazionari, segnalando un'accelerazione delle tendenze disinflazionistiche. Al contrario, un CPI primario migliore del previsto, sebbene ancora impattante, potrebbe non portare a un rally significativo dei mercati obbligazionari a causa del sentimento prevalente di stabilizzazione intorno alla soglia del 3% da giugno dello scorso anno.
- Inflazione superiore alle attese: appiattimento rialzista della curva dei rendimenti, titoli del Tesoro in calo su tutte le scadenze. La possibilità di risultati del CPI superiori alle attese presenta uno scenario per il quale i mercati potrebbero essere impreparati. L'aumento delle pressioni inflazionistiche rappresenta una sfida per la Federal Reserve, rendendo potenzialmente necessario un ritardo nei tagli dei tassi di interesse pianificati. Un tale sviluppo avrebbe implicazioni significative per i mercati obbligazionari, portando potenzialmente a un aumento della volatilità e rimodellando le aspettative degli investitori in merito alle future azioni di politica monetaria.
- Inflazione in linea con le aspettative: irripidimento della curva dei rendimenti, con i Treasury a breve termine che rimangono all'interno di un range e i Treasury a lungo termine in calo. Il fatto che l'inflazione soddisfi semplicemente le aspettative non è sufficiente a consolidare un rally rialzista obbligazionario. L'attuale tendenza al rialzo dei tassi di pareggio, unita all'aumento dei prezzi delle materie prime, suggerisce un rischio incombente di una recrudescenza dell'inflazione, in particolare se la Federal Reserve decidesse di avviare tagli dei tassi. Di conseguenza, la parte lunga della curva dei rendimenti è destinata a salire.
Principali livelli del Tesoro USA:
Il rendimento dei Treasury USA a 2 anni continua la sua traiettoria al rialzo, sostenuto da un sentiment positivo che si riflette nell'indice di forza relativa (RSI). In previsione di un aumento dell'indice dei prezzi al consumo (CPI), c'è la possibilità che i rendimenti a 2 anni salgano ulteriormente, testando possibilmente la resistenza al 4,9%. Al contrario, se il CPI dovesse sorprendere al ribasso, potrebbe innescare un arretramento dei rendimenti, testando la media mobile semplice (SMA) a 200 giorni al 4,69%. Ciononostante, si ritiene che un calo significativo al di sotto del 4,49% sia improbabile, confermando così la persistenza del trend rialzista.