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BYD: la crescita incontra l’ostacolo della guerra dei prezzi

Azioni
Ruben Dalfovo
Ruben Dalfovo

Investment Strategist

Punti chiave

  • L'utile del secondo trimestre è calato a causa degli sconti; i ricavi sono comunque cresciuti a doppia cifra
  • La guerra dei prezzi in Cina contrasta con prezzi più solidi all’estero, influenzando il mix
  • Dazi UE e sviluppo in Europa incidono su margini e ritmo

Reazione dopo i risultati: cosa è successo e perché

BYD è il maggiore produttore cinese di veicoli a nuova energia (veicoli elettrici e ibridi plug-in). L’azienda produce internamente gran parte della catena del valore—batterie, motori, elettronica di potenza—riducendo i costi e favorendo la scala. Questa scala ha sostenuto la crescita dei volumi, ma in questo trimestre si è scontrata con una forza opposta: la guerra dei prezzi sul mercato domestico.

Il trimestre ha mostrato ricavi solidi ma utili in calo. I ricavi del secondo trimestre sono aumentati del 14% a 200,9 miliardi di RMB, mentre l’utile netto è sceso del 30% a 6,36 miliardi di RMB, a causa degli sconti e del supporto ai concessionari che hanno compresso i margini. Il management ha rallentato l’aumento di capacità per adeguarsi alla domanda, e l’obiettivo di vendita per il 2025 appare ambizioso: 2,49 milioni di veicoli da inizio anno equivalgono al 45% del piano. Questo mix di volumi resilienti, margini più sottili e un'espansione più cauta ha portato a una reazione del mercato in due fasi.

Il 29 agosto 2025, le azioni hanno chiuso a 114,40 HKD, in rialzo del 2,14%. La prima reazione è stata di sollievo: i ricavi hanno tenuto, il mix estero ha aiutato, e il management ha dimostrato disciplina sulla capacità. Nella sessione successiva, però, il tono è cambiato. Il 1° settembre il titolo ha chiuso a 108,40 HKD, in calo del 5,24%. Gli investitori si sono concentrati su ciò che conta per la redditività: prezzi e promozioni. Il messaggio è stato chiaro: gli sconti sul mercato domestico hanno un impatto maggiore e più duraturo del previsto, il supporto ai concessionari è costoso e la forza dell’export non riesce ancora a compensare la pressione sul mercato interno.

In sintesi, il mercato ha prima premiato la scala, poi ha ricalcolato il costo di mantenere le quote in una guerra dei prezzi. L’interpretazione è semplice: i margini guideranno la prossima fase. Se l’intensità degli sconti si attenua e gli incentivi si riducono, il sentiment migliora. Se invece la pressione sui prezzi persiste nel quarto trimestre, l’attenzione resterà sulla redditività, non sui volumi.

Cina vs Occidente: due realtà EV

La Cina punta alla scala. I costruttori operano con cicli modello brevi, riutilizzano una piattaforma per molti modelli e allestimenti, e producono internamente i componenti chiave—soprattutto le batterie. Cluster di fornitori densi riducono i tempi e i costi logistici. Il risultato è un costo unitario più basso e un rapido rilascio di nuove funzionalità. Ma questo alimenta anche una concorrenza feroce. Quando la domanda rallenta, il prezzo diventa la leva, e i margini ne risentono.

I mercati occidentali affrontano costi del lavoro e di conformità più elevati, cicli modello più lunghi e un’integrazione verticale minore. Questo aumenta i prezzi di listino, ma sostiene margini più stabili. I consumatori prediligono veicoli più grandi e marchi premium, quindi le guerre di prezzo sono più rare e contenute. Le reti di concessionari e gli standard di finanziamento rallentano i movimenti improvvisi sui prezzi, mantenendo più stabili i valori di rivendita.

La politica è una leva cruciale. La Cina utilizza piani industriali, sussidi locali e investimenti nelle infrastrutture di ricarica per stimolare i volumi. Europa e Stati Uniti rispondono con dazi, regole sul contenuto locale e incentivi per riportare la produzione in patria. I dazi UE più elevati sui veicoli elettrici a batteria (BEV) prodotti in Cina spingono i produttori verso l’assemblaggio locale, allungando le tempistiche ma migliorando l’allineamento politico e logistico. In risposta, l’impianto di BYD in Ungheria punta a una produzione di massa nel 2026.

Anche il mix e la tecnologia differiscono. Gli acquirenti cinesi preferiscono piccole auto elettriche e ibride (PHEV), adatte alla ricarica urbana e alla sensibilità al prezzo. I consumatori occidentali si orientano verso modelli premium, SUV crossover e BEV a lunga autonomia. Anche gli stack software divergono—rapide iterazioni in Cina contro regolamenti più severi su privacy e sicurezza in Occidente. In sintesi: il modello cinese punta su volumi e velocità; quello occidentale su disciplina di prezzo e durabilità.

Il posizionamento di BYD: scala su una scacchiera che cambia

Il vantaggio competitivo di BYD è facile da spiegare ma difficile da replicare. Produce internamente i componenti fondamentali—batterie, motori, elettronica di potenza—e offre una gamma completa, dalle city car di base ai modelli premium. L’integrazione verticale riduce i costi e accelera i lanci.

Questo significa che, in patria, BYD può tagliare i prezzi per difendere la quota, grazie a una struttura di costo più bassa. All’estero, punta sulle esportazioni e su una produzione locale selettiva per beneficiare di prezzi più elevati. Gli ibridi plug-in (PHEV) aiutano a colmare le lacune nella rete di ricarica e a proteggere i margini. Il compromesso è chiaro: una quota domestica elevata spesso implica margini più bassi; la crescita all’estero porta prezzi migliori, ma anche dazi e ramp-up più lenti.

Se le esportazioni continuano a crescere, la quota dei PHEV aumenta e gli sconti sul mercato interno si raffreddano, il vantaggio competitivo si manifesta come potere di prezzo e ritorni composti sul valore per azione: i margini si stabilizzano, il flusso di cassa migliora, e il mercato si concentra sulla durabilità più che sui volumi. Si noteranno prezzi medi di vendita più stabili fuori dalla Cina, promozioni più leggere, una maggiore efficienza nella rete distributiva e un flusso di cassa operativo più solido. Se invece la guerra dei prezzi interna continua, l’integrazione diventa un ammortizzatore: i volumi tengono, ma la disciplina viene messa alla prova con incentivi e capitale circolante in aumento, margini sotto pressione e piani di espansione più cauti. Si vedranno promozioni più aggressive, un ritmo di export più lento e indicazioni meno solide sui margini.

Lo scenario più probabile è una via di mezzo. BYD punta di più su export e PHEV, riduce l’impatto domestico e usa la produzione localizzata per mitigare i dazi—il recupero dei margini avviene in modo graduale, non lineare. Per gli investitori, tre segnali da monitorare: l’intensità degli sconti in Cina, la quota export e le tappe in Europa, e la conversione in cassa. Se questi indicatori seguono la direzione giusta, il posizionamento fa il lavoro pesante. In caso contrario, il mercato continuerà a prezzare il costo della scala in un settore affollato.

Playbook per gli investitori

  • Monitorare le vendite mensili di veicoli a nuova energia e l’intensità degli sconti rispetto ai concorrenti
  • Mappare i catalizzatori europei: pass-through dei dazi, tappe dell’impianto in Ungheria e lanci di nuovi modelli
  • Stress-test dei margini sotto tre scenari di prezzo; export e mix PHEV sono le valvole di sicurezza
  • Calibrare le posizioni in base alla volatilità; le guerre di prezzo sono turbolente e sensibili alla politica

Prospettive

L’ultima pubblicazione di BYD mette in luce il compromesso nel settore EV: la scala porta i volumi, i prezzi determinano i profitti. Due elementi saranno cruciali nel breve termine. Primo: quanto rapidamente si raffreddano gli sconti interni senza perdere quota. Secondo: quanto velocemente export ed Europa riusciranno a migliorare il mix, nonostante i dazi e una crescita produttiva graduale.

I rischi principali riguardano una guerra dei prezzi più lunga in patria e un’esecuzione in Europa più lenta del previsto.

La Cina continua a premiare la velocità; l’Occidente premia la tenuta. BYD si trova a metà strada, usando l’integrazione per difendere la quota, mentre orienta il mix verso export, PHEV e—nel tempo—produzione locale europea. La questione non è più la capacità—ma il controllo. Il management saprà ridurre le promozioni senza cedere terreno e trasformare la scala in flussi di cassa duraturi? Se ci riesce, il dibattito sulla valutazione si sposterà verso i ritorni composti. In caso contrario, il mercato continuerà a prezzare una corsa al ribasso. Da qui in avanti, sarà l’esecuzione—non i titoli di giornale—a determinare i rendimenti.





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