La differenza tra costi fissi e costi variabili
BG SAXO
Quando analizzi il bilancio di un potenziale titolo (azione) su cui investire, è importante comprendere chiaramente la differenza tra i costi fissi e i costi variabili di un’azienda. Le imprese di ogni tipo e dimensione sostengono due categorie di costi nella fornitura dei propri beni o servizi: costi fissi e costi variabili.
Esploriamo insieme le differenze tra costi fissi e costi variabili operativi per le aziende, arricchendo il discorso con esempi pratici. Vedremo anche perché, da un punto di vista d’investimento, è utile distinguere tra costi fissi e costi variabili.
Cosa sono i costi fissi?
I costi fissi sono una tipologia di spesa aziendale che un’impresa è obbligata per contratto a pagare. Di solito sono legati a un periodo di tempo specifico. Un costo fisso non varia nel corso del tempo. Poiché rimangono in gran parte invariati, i costi fissi rappresentano in genere i “costi di base” delle operazioni quotidiane di un’azienda.
In generale, i costi fissi influiscono in modo significativo sulla redditività complessiva di un titolo azionario. Questo perché tali oneri devono essere sostenuti a prescindere dalle attività aziendali, ovvero dal numero di beni o servizi venduti.
I costi fissi di un’azienda possono essere considerati costi diretti o indiretti. Un costo diretto è intrinsecamente legato alla progettazione, produzione o vendita di beni o servizi. Potrebbe trattarsi, ad esempio, di un contratto di locazione commerciale a lungo termine. Un costo indiretto, invece, tende a variare più facilmente. Usando lo stesso esempio del contratto di locazione, le bollette energetiche per alimentare i locali aziendali sarebbero un costo indiretto in quanto, sebbene utilizzate nello stesso stabile, non possono essere influenzate dall’unità stessa.
Esempi di costi fissi
Un costo fisso rimane lo stesso, indipendentemente dal fatto che la produzione aumenti o diminuisca. Esempi comuni di un costo fisso nel bilancio di un’azienda includono:
- Affitto commerciale
La maggior parte degli affitti commerciali prevede un canone mensile o annuale fisso per l’azienda, almeno durante il periodo iniziale del contratto. Anche quando il canone d’affitto cambia al termine del periodo iniziale, questo di solito si traduce in un nuovo costo fisso, sia che il nuovo canone sia più alto o più basso.
- Pubblicità online
Se un’azienda ha un budget per la pubblicità online di 500.000 euro, ciò rappresenta un costo fisso, poiché la cifra stabilita non cambia. L’azienda ha riservato 500.000 euro come costo fisso per la pubblicità online e non spenderà un centesimo in più né in meno.
- Assicurazioni
Il costo dei premi assicurativi per coprire i beni o le proprietà di un’azienda è in genere un costo fisso. A volte, tuttavia, alcune assicurazioni possono essere variabili, come nel caso dell’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.
- Deprezzamento
Anche il deprezzamento dei beni è un costo fisso. Le aziende di solito stilano un piano di ammortamento per i loro asset, il cui valore diminuisce nel tempo. Non è considerato un costo variabile, poiché la riduzione di valore dei beni non dipende dal volume di attività.
Cosa sono i costi variabili?
La differenza tra costi variabili e costi fissi è che i primi sono intrinsecamente legati alla produzione dell’azienda. I costi variabili aumentano e diminuiscono al crescere o calare della produzione. Il modo più semplice per un investitore di calcolare i costi variabili di un’azienda è moltiplicare la produzione di un’azienda per il costo variabile per unità prodotta.
Poniamo che la Società A produca 1.000 veicoli a un costo di 50.000 euro per unità. Il suo costo variabile per la produzione totale sarebbe pari a 50 milioni di euro. Qualora l’anno successivo la Società A avesse difficoltà a reperire materiali o componenti elettrici per veicoli nuovi e ne producesse soltanto 400, a un costo per unità più elevato, pari a 80.000 euro a causa della penuria di materiali, il suo costo variabile totale per la produzione risulterebbe di 32 milioni di euro.
Come puoi notare, il costo variabile totale per produrre beni o servizi di un’azienda influisce direttamente sui risultati netti della società. Di fatto, la fluttuazione dei costi variabili è uno dei principali fattori che determinano il rialzo o il ribasso del prezzo delle sue azioni. Quando i costi aumentano – erodendo i profitti – il prezzo delle azioni è più incline a scendere.
Esempi di costi variabili
Un costo variabile è, per l’appunto, variabile. Può aumentare o diminuire in base alla produttività di un’azienda. Esempi comuni includono:
- Manodopera
I costi del personale variano di anno in anno. Se un’azienda assume più dipendenti, i suoi costi di manodopera aumenteranno. Allo stesso modo, se un’impresa è costretta a concedere un aumento di stipendio ai propri collaboratori, i costi di manodopera cresceranno. A volte, un aumento salariale superiore all’inflazione può essere un segnale di solidità finanziaria.
- Materie prime
L’attuale crisi del costo della vita, nel Regno Unito e altrove, riguarda molte materie prime. Con l’aumento delle barriere commerciali e le difficoltà nella catena di approvvigionamento dovute alla crisi in Ucraina e alla pandemia di Covid-19, il prezzo delle materie prime è cresciuto in modo significativo. Ciò ha fatto salire i costi variabili per molti produttori e aziende manifatturiere.
- Commissioni
Se un’azienda paga una commissione per ogni vendita effettuata, questo rappresenta un costo variabile. Ciò avviene perché l’importo che l’azienda paga in commissioni è legato al numero di vendite realizzate.
- Costi delle utenze
Le oscillazioni di gas, elettricità e petrolio hanno influito sulle bollette energetiche delle imprese. Più energia un’azienda utilizza, più dovrà pagare ed è per questo che questi costi figurano come variabili nel bilancio.
Il costo marginale è lo stesso di un costo variabile?
I costi variabili possono rientrare nella definizione di costo marginale. I costi marginali riguardano le spese aziendali legate alla produzione di nuove unità di output o al servizio di un cliente aggiuntivo. Sono costi incrementali che aumentano nel tempo per consentire la produzione di ulteriori unità di output. Poiché rappresentano parte della spesa per la produzione, i costi variabili sono spesso inclusi come costi marginali.
Comprendere i costi totali
Una volta acquisita familiarità con costi fissi e costi variabili, si può considerare il costo totale, dato dalla somma di entrambi. I costi fissi totali includono tutte le spese che un’azienda è contrattualmente obbligata a pagare. Ipotizziamo che la Società A paghi 5.000 euro al mese per l’affitto della sua sede industriale, più 2.000 euro al mese per il noleggio dei macchinari di produzione, oltre a 400 euro al mese di assicurazione. I costi fissi totali sarebbero di 7.400 euro al mese.
Supponiamo poi che la Società A produca 1.000 smartphone al mese a 20 euro per unità, inclusi tutti i componenti elettronici importati dall’Asia. È presente anche un costo del personale di 10.000 euro al mese. I costi variabili totali sarebbero di 30.000 euro al mese.
In definitiva, i potenziali investitori devono monitorare attentamente i costi totali di un’azienda. Tenere sotto controllo le spese generali complessive è fondamentale per garantire la sostenibilità e la solidità finanziaria di un’impresa nel lungo periodo, e le società quotate in borsa non fanno eccezione.
Perché è importante distinguere tra costi fissi e costi variabili
In qualità di potenziale investitore, la capacità di stabilire la differenza tra i costi fissi e i costi variabili di un’azienda può aiutarti a calcolare due elementi fondamentali: il punto di break-even di un’impresa e l’identificazione delle economie di scala.
Una volta noti i costi fissi e i costi variabili di un’azienda, è possibile definire il prezzo al quale un’azienda deve vendere i propri prodotti per mantenere la redditività. Ciò si ottiene con la formula dell’analisi del break-even:
Costi fissi / (prezzo – costi variabili) = volume necessario per raggiungere il break-even
La formula fornisce informazioni sulla politica dei prezzi di una società e permette di capire quante altre unità un’azienda dovrebbe vendere se i costi variabili aumentassero a causa di un’espansione ambiziosa. Offre anche l’opportunità per gli investitori potenziali di fare previsioni di massima sui profitti futuri di un’azienda nell’anno in corso. Questo risulta vantaggioso se l’azienda distribuisce regolarmente dividendi agli azionisti.
Una volta acquisite solide conoscenze sui costi fissi e variabili di un’azienda, è anche possibile manipolare questi dati per individuare le cosiddette economie di scala. Si può determinare il punto ideale delle finanze di un’impresa, in cui un output maggiore consente di ripartire i costi fissi su un numero più ampio di prodotti.
In definitiva, comprendendo a fondo i costi fissi e variabili di un’azienda, è possibile avere una panoramica immediata della sua struttura dei costi e prendere decisioni chiare e razionali basate sulla redditività a breve e lungo termine di un’impresa.
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