Previsioni Oltraggiose
Un'azienda Fortune 500 nomina un modello di intelligenza artificiale come CEO
Charu Chanana
Market Strategist
Investment Strategist
La prossima trimestrale di Nvidia, in arrivo il 19 novembre, è diventata un vero e proprio test globale per valutare la tenuta della narrativa sull’intelligenza artificiale. Il titolo pesa circa l’8% sull’indice S&P 500 e di recente è diventato il titolo quotato di maggior valore al mondo: i suoi numeri, quindi, muovono molto più dei soli titoli tech.
Alla chiusura del 14 novembre 2025, le azioni Nvidia hanno chiuso a 190,17 dollari, in rialzo dell’1,8% nella giornata e con un guadagno di circa il 42% da inizio anno. I mercati delle opzioni si preparano a una reazione di circa il 6% ai risultati, un dato che potrebbe avere ripercussioni sugli indici a livello globale.
Nvidia ha spesso superato le attese negli ultimi trimestri, ma il prezzo delle azioni ha comunque perso terreno una volta spariti i titoli positivi. Gli investitori non si accontentano più di risultati sopra le attese: ora cercano prove che la costruzione dell’infrastruttura IA stia passando da una fase di “budget infiniti” a una più solida, fatta di profitti sostenibili.
Questa volta, il contesto è più fragile. Il settore tech ha vissuto una delle settimane peggiori degli ultimi anni, le speranze di tagli dei tassi negli Stati Uniti si sono raffreddate e i dati macroeconomici sono stati alterati dal recente shutdown del governo. Anche i mercati asiatici sono in tensione: Giappone e Taiwan sono particolarmente sensibili a ogni scossone legato alla domanda IA o alla geopolitica.
In questo scenario, la trimestrale di un’unica azienda finisce per diventare un referendum su un intero ciclo di investimenti da migliaia di miliardi nel settore IA.
Secondo le stime raccolte da Bloomberg, il mercato si aspetta ricavi trimestrali di circa 55,2 miliardi di dollari, in crescita di quasi il 60% su base annua. L’utile per azione rettificato (EPS, ovvero l’utile diviso per il numero di azioni) dovrebbe aggirarsi intorno a 1,26 dollari, in aumento di circa il 55% rispetto all’anno scorso.
I tre elementi più osservati dai modelli degli analisti sono: ricavi dai data center, margini e guidance. I data center rappresentano il cuore della crescita, sostenuta dai chip Blackwell e dai primi investimenti per la generazione Rubin, attesa per il 2026.
Gli investitori osserveranno anche quanto di questa crescita arrivi dagli “hyperscaler” (le grandi piattaforme cloud come Microsoft, Amazon, Alphabet e Meta) e quanto da nuovi clienti, come provider IA specializzati o enti governativi. Un mix più ampio renderebbe i ricavi meno dipendenti da pochi grandi clienti.
La guidance per il prossimo trimestre potrebbe contare ancora di più rispetto ai numeri attuali. Alcuni analisti prevedono che possa avvicinarsi a 60-65 miliardi di dollari. Qualsiasi segnale debole rispetto a queste attese potrebbe far tornare i timori di una bolla IA.
Nvidia si trova ora al centro di un’enorme rete di promesse legate alle infrastrutture IA. OpenAI ha parlato di investimenti in data center per circa 1.400 miliardi di dollari nei prossimi otto anni, tra cloud, hardware e campus dedicati all’intelligenza artificiale.
All’interno di questi piani, Nvidia ha accettato di investire fino a 100 miliardi di dollari per aiutare OpenAI a costruire almeno 10 gigawatt di data center IA, che saranno poi equipaggiati con sistemi Nvidia. A questo si aggiunge un accordo cloud tra OpenAI e Amazon Web Services da 38 miliardi di dollari, che si basa ancora una volta sull’hardware Nvidia.
Da un lato, questo meccanismo è una forza propulsiva: i capitali affluiscono verso OpenAI, che acquista chip Nvidia, facendo salire il titolo Nvidia e facilitando la raccolta di fondi per nuovi progetti. Dall’altro lato, però, questa catena rischia di sembrare circolare, e porta gli investitori a chiedersi quanto della domanda sia reale e quanto sia solo una partita di giro tra aziende IA.
Durante la call, sarà importante capire chi paga effettivamente per questi server e quali tipi di applicazioni stanno effettivamente girando sulle infrastrutture. Oggi contano più gli esempi concreti di clienti paganti e casi d’uso reali che non le promesse miliardarie in conto capitale.
Un nuovo campanello d’allarme arriva puntuale con questa stagione di trimestrali: la questione degli ammortamenti. Michael Burry, famoso per “The Big Short”, sostiene che molte società IA e cloud stiano sovrastimando gli utili allungando artificialmente la vita utile dell’hardware basato su Nvidia. Secondo lui, tra il 2026 e il 2028 gli utili del settore potrebbero essere gonfiati per circa 176 miliardi di dollari.
Il principio è semplice: le spese in conto capitale (capex) per GPU e reti vengono ammortizzate su più anni. Se le aziende dichiarano che i server durano cinque o sei anni, ma in realtà i chip IA di fascia alta diventano obsoleti dopo due o tre anni, allora gli utili a breve termine risultano più alti di quanto dovrebbero essere.
Nvidia non è l’azienda che contabilizza direttamente questi ammortamenti, ma si trova al centro di questo ciclo. Il ritmo rapido dei lanci, da Blackwell a Rubin e poi Feynman, accorcia il ciclo di vita utile dei chip, rendendo difficile per i clienti giustificare ammortamenti lunghi.
Durante la call, gli investitori si faranno una domanda chiara: i clienti stanno spendendo a un ritmo che i loro bilanci possono reggere, oppure stiamo anticipando un boom IA per poi pagarne il conto più avanti?
La catena di fornitura di Nvidia è fortemente concentrata in Asia. I partner produttivi come TSMC e i fornitori di memoria come Samsung e SK Hynix sono centrali per l’intera filiera, e rappresentano una parte significativa degli indici azionari di Taiwan (Taiex) e della Corea del Sud (Kospi).
Questo significa che la guidance di Nvidia non muove solo un singolo titolo. Può cambiare la percezione degli investitori su interi mercati, dal tech americano agli esportatori asiatici. I recenti sell-off globali hanno mostrato quanto rapidamente una debolezza di Nvidia possa propagarsi dagli Stati Uniti al Giappone.
Per molti investitori, Nvidia è ormai un barometro dell’umore sull’intelligenza artificiale. Quando sale, si premiano tutte le storie legate all’IA. Quando scivola, quelle stesse storie perdono quota rapidamente.
Tre segnali meritano attenzione durante la pubblicazione dei risultati e nelle settimane successive:
Se uno o più di questi segnali emergono insieme a una guidance prudente, i timori di una bolla IA potrebbero riaffacciarsi rapidamente.
Questa è un’anteprima sui risultati, non una lista operativa, ma ci sono alcuni elementi pratici da monitorare:
Nvidia è ormai diventata il termometro della corsa all’IA, dalle ambizioni trilionarie di OpenAI fino alle questioni contabili nei board delle big tech. Questa settimana non risponderà a tutte le domande, ma mostrerà quanta parte del futuro è già prezzata… e quanta ancora può fluttuare prima che la gravità torni a farsi sentire.