Previsioni Oltraggiose
Oro alla patria? No, questa volta oro ai cittadini
Ruben Dalfovo
Investment Strategist
Investment Strategist
Tether offre 2,66 EUR per azione, Exor rifiuta e ribadisce che la Juve non è in vendita.
Il titolo dipende da cassa e risultati sportivi, più che dalle voci di acquisizione.
Per gli investitori conta la governance: chi finanzia, con quali regole, e con quale pazienza.
Il calcio vive di emozioni, ma la Borsa vive di conti. La scorsa settimana la Juventus ha ricevuto un’offerta in contanti da Tether, la società dietro la stablecoin USDT, un token digitale ancorato al dollaro. Exor, la holding della famiglia Agnelli, ha risposto subito con un no.
Tether ha messo sul tavolo 2,66 EUR per azione, circa il 21% sopra la chiusura precedente. Questa mattina il titolo reagisce e sale del 10,5%, attorno a 2,42 EUR.
La proposta del 12 dicembre 2025 punta alla quota Exor, pari al 65,4%. Tether dice di possedere già circa l’11,5%. Exor richiama un legame con il club che dura dal 1923 e respinge l’approccio.
Per un investitore a lungo periodo, la regola è semplice: se il socio di controllo non vuole vendere, il mercato torna a valutare la società per ciò che genera oggi.
Juventus è un’azienda particolare: i ricavi dipendono anche dai risultati sportivi. Quando il rendimento cala, il bilancio lo sente.
Negli ultimi anni il club ha fatto ricorso a sostegni degli azionisti. Reuters stima circa 900 milioni EUR raccolti in sei anni. Nel 2025 il tema torna: a marzo Exor versa 15 milioni EUR come anticipo in vista di un possibile aumento di capitale; a novembre Juventus raccoglie quasi 98 milioni EUR con una vendita di nuove azioni.
Tradotto: il “marchio” conta, ma la liquidità conta di più.
Tether parla anche di un impegno aggiuntivo fino a 1 miliardo EUR dopo l’operazione. Se mai diventasse realtà, ridurrebbe la pressione su futuri aumenti di capitale e darebbe spazio a investimenti.
Ma il mondo cripto vive di fiducia e regolazione. Se cambiano le regole sulle stablecoin, può cambiare anche la percezione del capitale “stabile”.
Il rischio numero uno resta sportivo: senza risultati europei, i ricavi si stringono. Il secondo è finanziario: se i costi corrono più dei ricavi, torna il tema del capitale. Il terzo è di governance: più entrano soggetti nuovi, più conta la trasparenza.
Contenuto educativo, non un invito a comprare o vendere.
Se l’offerta resta respinta, leggi il titolo come “bilancio più sport”, non come evento straordinario.
Se torna un aumento di capitale, controlla motivo e prezzo: copertura perdite o piano di crescita.
Se Tether aumenta la quota, osserva governance e trasparenza delle fonti di finanziamento.
Se migliorano i risultati europei, misura l’impatto su ricavi e costi.
L’episodio di dicembre 2025 sembra una storia di potere: un nuovo attore prova a comprare la Juventus in contanti, una dinastia centenaria risponde che non è in vendita. Per chi investe, però, il punto è più concreto. La Juventus resta un titolo in cui il campo muove l’umore, ma la cassa muove il destino.
Se entrano nuovi soci, la domanda non cambia: chi finanzia, con quali regole, e quanto è disposto ad aspettare. Nel breve periodo il rumore è alto. Nel lungo periodo vincono le cose “noiose”: costi sotto controllo, ricavi più stabili, e meno bisogno di aumenti di capitale. Per questo, separare il tifo dal conto resta la mossa più utile.
Questo contenuto è materiale di marketing. Nessuna delle informazioni e analisi qui contenute costituisce consulenza in materia di investimenti. Il trading comporta rischi e le performance passate non sono un indicatore affidabile della performance futura. In questo contenuto potrebbero essere citati strumenti emessi da società partner, dalle quali la Capogruppo Saxo riceve pagamenti o retrocessioni.