Il termometro degli investitori: i titoli più scambiati e le attese per il 2026

Il termometro degli investitori: i titoli più scambiati e le attese per il 2026

Macro 4 minutes to read
Ruben Dalfovo
Ruben Dalfovo

Investment Strategist

Il mercato offre una grande quantità di grafici, analisi e previsioni, specialmente nei mesi finali dell’anno. Tuttavia, per comprendere meglio l’orientamento degli investitori, può essere utile osservare un aspetto semplice e concreto: dove si concentrano effettivamente gli acquisti e le vendite, ossia quali titoli compaiono con maggiore frequenza negli ordini degli investitori. Ebbene,     secondo i dati interni BG SAXO, la classifica degli acquisti da inizio anno a oggi vede cinque nomi in testa: NVIDIA, Leonardo, Stellantis, STMicroelectronics e Banca Monte dei Paschi di Siena. Sul lato delle vendite, invece, il podio cambia leggermente: Leonardo e Stellantis sono le più vendute, seguite da NVIDIA, STMicroelectronics e UniCredit.

Complessivamente, queste sei società rappresentano circa il 10% di tutte le operazioni effettuate nel periodo analizzato. Tra queste operazioni, il 58% è costituito da acquisti e il 42% da vendite, a conferma di una tendenza prevalente a entrare o rafforzare le posizioni piuttosto che ridurle.

Balzerà all’occhio che quattro titoli compaiono in entrambe le classifiche: NVIDIA, Leonardo, Stellantis, STMicroelectronics. La loro presenza riflette un interesse operativo reale: questi titoli sono al centro della conversazione, muovono emozioni e domandeGli investitori li usano sia per aprire o rafforzare posizioni sia per ribilanciare il portafoglio. In alcuni casi si tratta di prese di profitto, in altri di riduzione del rischio o semplicemente di piccoli aggiustamenti dettati dalla gestione quotidiana degli investimenti

Detto questo, è fondamentale ricordare che “più scambiato” non significa necessariamente “migliore”. Un titolo può essere molto tradato perché sale, perché scende, o perché è il classico nome su cui tutti hanno un’opinione, spesso opposta a quella del vicino. Inoltre, va ricordato che questi numeri contano le operazioni, non i volumi e non i “soldi netti” entrati o usciti. È un termometro dell’attenzione, non una radiografia perfetta dei flussi.

Intelligenza artificiale: la narrazione resta, ma il mercato diventa più esigente

Il messaggio più chiaro di questa analisi è che l’intelligenza artificiale resta una calamita. NVIDIA è prima tra gli acquisti e terza tra le vendite. Questa combinazione indica un comportamento diffuso: molti investitori puntano sul potenziale di lungo periodo e continuano ad aumentare l’esposizione, ma intervengono anche per gestire la volatilità, riducendo parzialmente la posizione quando i prezzi salgono o quando il rischio percepito aumenta.

In parole semplici, la fase “tutti dentro perché è il futuro” lascia spazio a una fase più adulta, dove il mercato chiede prove: ricavi che crescono, margini che reggono, e soprattutto la capacità di trasformare l’ondata di domanda in guadagni reali. È qui che il 2026 può diventare interessante: l’AI continuerà ad essere un trend, ma cambierà ciò che gli investitori chiedono da questo comparto: non domanderanno più “quanto può crescere?”, ma si chiederanno posso guadagnare in modo stabile, e quanto?”.

In questo scenario, STMicroelectronics, presente sia tra i titoli più acquistati sia tra quelli più venduti, aggiunge un altro elemento di lettura. Da un lato, emerge l’interesse degli investitori per una tecnologia europea, percepita come “più vicina a casa”, e spesso valutata con criteri differenti rispetto ai grandi nomi americani. Dall’altro, va considerato che questo titolo viene utilizzato da molti investitori come leva di equilibrio del portafoglio: quando la tecnologia corre troppo, l’esposizione viene ridotta, mentre nei momenti di correzione, viene incrementata. Quindi la logica che sta dietro agli scambi di questo titolo non è sempre “romantica”, ma spesso si tratta di semplice gestione del rischio     .

L’AI nel 2026 potrebbe premiare chi sa distinguere tra “tema” e “azienda”. Il tema può essere fortissimo, ma le aziende dentro al tema non si muovono tutte allo stesso modo, e il mercato inizia a fare differenze più nette.

Difesa: la geopolitica è sempre centrale, ma il prezzo non sale in linea retta

Leonardo è il caso più istruttivo dell’elenco perché è, allo stesso tempo, tra i titoli più comprate quello più venduto. È un segnale che il tema difesa è centrale, ma non è una strada dritta.

Da una parte, molti investitori continuano a costruire esposizione sulla sicurezza e sull’autonomia industriale europea, un’idea che negli ultimi anni è molto presente - dai titoli dei giornali alla concretezza dei bilanci pubblici. Dall’altra, proprio perché il tema è forte e visibile, il titolo diventa anche il terreno perfetto per ribilanciamenti: chi è entrato prima realizza parte dei profitti, chi non è ancora esposto attende fasi di debolezza per costruire la posizione, mentre chi ha un’elevata concentrazione in portafoglio riduce l’esposizione per contenere il rischio. Il 2026 può essere l’anno in cui il mercato guarda meno alla parola “difesa” e più alle domande più classiche per valutare ogni azienda, che però restano decisive: capacità produttiva, tempi di consegna, margini e disciplina nell’esecuzione. Il rischio è sempre lo stesso, ed è molto umano: aspettarsi che la realtà operativa corra veloce quanto la narrativa. Quando le attese salgono più in fretta dei risultati, molti preferiscono rimettere ordine in portafoglio, e le vendite aumentano. È esattamente ciò che questa doppia classifica suggerisce.

Auto e banche: due classici, ma con una rotazione interna molto chiara

Stellantis è terza tra gli acquisti e seconda tra le vendite. Questo racconta bene la situazione attuale del settore auto: è un comparto enorme, conosciuto, vicino agli investitori, ma anche in piena transizione, con una forte concorrenza, innovazioni tecnologiche, prezzi sotto pressione e una domanda a volte imprevedibile. In questo contesto, è normale che sia presente un flusso continuo di ingressi e uscite, in quanto molti investitori saranno più preoccupati di gestire l’incertezza rispetto al tentativo di indovinare il punto perfetto.

Se guardiamo al mondo bancario, invece, il quadro è particolarmente interessante in quanto, in questo caso, i titoli di acquisti e vendite non sono gli stessi: Banca Monte dei Paschi di Siena è tra le più acquistate, mentre UniCredit è tra le più vendute. Non si tratta di un giudizio definitivo sul settore, quanto piuttosto un segnale di rotazione interna: alcuni investitori privilegiano titoli con prospettive particolari, spesso più volatili e legati a eventi societari, mentre altri realizzano profitti o riducono l’esposizione su nomi di grandi dimensioni e ampiamente presenti nei portafogli.

Nel 2026, per le banche la variabile chiave resta una, anche se sembra non essere ancora sotto i riflettori: i tassi d’interesse. Se i tassi scendono con calma e l’economia tiene, gli investitori tendono a fare più distinzione tra banche forti e banche deboli, premiando quelle con utili più stabili e bilanci più solidi. Se invece l’economia rallenta o l’inflazione torna a sorprendere, le banche spesso si muovono per prime in Borsa, perché i loro profitti dipendono molto dalla fiducia e dalla capacità di famiglie e imprese di rimborsare i prestiti.

Rischi: cosa può andare storto e quali segnali osservare

Il rischio principale è quello di confondere attività con opportunità. Un titolo molto scambiato può anche essere un titolo che consuma attenzione e decisioni, ma senza migliorare davvero la qualità del portafoglio.

Il secondo rischio riguarda le aspettative, soprattutto nei settori di tecnologia e difesa. Quando il mercato si abitua alle buone notizie, smette di premiarle e inizia a reagire negativamente a qualsiasi elemento che non sia perfetto. Un indicatore chiaro è il seguente: se le notizie restano positive, ma il titolo non mostra reazioni significative, spesso significa che il mercato si aspettava quel risultato e lo aveva già incorporato nel prezzoper un ulteriore rialzo è necessario un elemento aggiuntivo, non la semplice conferma delle attese.

Il terzo rischio è macro: crescita e tassi. Se questi due elementi cambiano rapidamente, si modificano anche le narrazioni del mercato. E quando la narrazione cambia, di solito cambiano anche le classifiche dei titoli più scambiati.

Conclusione: la piazza affollata e la direzione del 2026

Le azioni più scambiate sono come la piazza principale di una città: le persone si recano in quel luogo perché c’è sempre qualcosa di interessante, e perché, nello stesso spazio, si incrociano storie diverse e spesso opposte. NVIDIA e STMicroelectronics mostrano che l’AI resta la grande promessa, ma nel 2026 il mercato può chiedere più prove e meno slogan. Leonardo racconta una difesa che diventa struttura, ma anche un titolo su cui molti ribilanciano, perché la narrativa corre veloce. Stellantis ricorda che le transizioni industriali sono fatte di curve, non di linee dritte. E il confronto tra Monte Paschi e UniCredit suggerisce una rotazione dentro il tema banche, non una sentenza sul settore. Le piazze sono piene di voci, ma i portafogli migliori, di solito, nascono da decisioni prese quando è tutto più silenzioso.
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