How to overcome the fear

Quando l’IA incontra la gravità: come gli investitori di lungo periodo possono gestire l’ultima fase di ribasso

Azioni
Ruben Dalfovo
Ruben Dalfovo

Investment Strategist

Punti chiave:

  • L’ultima fase di ribasso ha colpito soprattutto l’IA e i big tecnologici, ma non ha fatto deragliare la storia di lungo periodo sull’IA.

  • Il calo ha messo in luce quanto molti indici e portafogli dipendano ormai da un piccolo gruppo concentrato di vincitori.

  • Strumenti semplici come dimensione delle posizioni, diversificazione e acquisti scaglionati possono aiutare a limitare il ribasso senza farsi prendere dal panico.


Cosa è appena successo sui mercati

La seduta di ieri è sembrata una giornata da “smontare il trade sull’IA”. I principali indici statunitensi sono scesi, con i listini più esposti alla tecnologia in maggiore difficoltà e i comparti difensivi che hanno tenuto decisamente meglio.

L’S&P 500, il Nasdaq e il Dow hanno chiuso tutti in calo, ma il divario tra loro racconta la storia. Il Nasdaq, pieno di titoli legati all’IA e alla crescita, è sceso di più in termini di %, mentre il Dow, più concentrato su settori tradizionali, ha perso meno. È esattamente ciò che ci si aspetta quando gli investitori prendono profitti su posizioni tecnologiche affollate, più che prezzare una vera e propria recessione.

Sotto la superficie, i produttori di chip e i nomi collegati all’IA hanno registrato i movimenti più bruschi. Nvidia è passata da guadagni iniziali a una perdita netta in chiusura. Diversi altri titoli di semiconduttori e cloud sono scesi più del mercato nel suo complesso. Al contrario, settori difensivi come utility e beni di consumo di base sono rimasti stabili o leggermente positivi.

I dati macro e i rendimenti obbligazionari hanno aggiunto rumore, ma non un segnale di disastro. Un report sul lavoro contrastato e il cambiamento delle aspettative sui futuri tagli dei tassi da parte delle banche centrali hanno spinto i trader a chiedersi quanto ottimismo fosse già incorporato nei prezzi, soprattutto per le storie di crescita con valutazioni elevate.

Perché questo ribasso “suona” diverso (e quanto cambia davvero)

Questo calo è sembrato diverso perché è arrivato in una giornata di “buone notizie” per l’IA. Utili robusti e indicazioni positive da parte di nomi chiave non sono bastati a far salire i prezzi. Di solito questo significa che il posizionamento e le aspettative erano già molto tirati. Molti investitori erano già tutti dalla stessa parte, quindi qualsiasi scossa ha innescato prese di profitto.

Il movimento ha anche evidenziato quanto i mercati moderni siano concentrati. Una manciata di grandi società tecnologiche e legate all’IA oggi guida una quota rilevante dei rendimenti di indice. Quando loro “starnutiscono”, il mercato nel complesso si raffredda, anche se molte altre aziende continuano semplicemente a procedere a passo costante. Investire negli indici resta un modo per distribuire il rischio, ma meno di quanto molti pensino quando pochi giganti pesano così tanto.

Quello che il ribasso non cambia è la logica di fondo per cui l’IA e l’infrastruttura digitale giocheranno un ruolo più grande nell’economia globale nel prossimo decennio. La storia di lungo periodo si basa su produttività, dati e nuove applicazioni, non sui prezzi di chiusura di ieri. Ciò che cambia è il promemoria che anche i temi più solidi attraversano fasi di forte correzione e che la valutazione, cioè il prezzo pagato per ogni unità di utili, continua a contare.

Su cosa dovrebbero concentrarsi ora gli investitori di lungo periodo

Se il tuo orizzonte è di 5–10 anni, la domanda chiave non è perché un titolo si muove del 3% in un pomeriggio. È se l’azienda sottostante può continuare a far crescere gli utili, difendere il proprio “fossato competitivo” e gestire il debito in fasi economiche diverse. I prezzi oscillano intorno a questo percorso, soprattutto nei temi più caldi.

Aiuta anche collegare ogni investimento a un obiettivo concreto. Il denaro che potresti dover usare tra pochi anni per un anticipo sulla casa, le rette scolastiche o un acquisto importante non può sopportare la stessa volatilità del capitale destinato alla pensione tra vent’anni. L’orizzonte temporale determina quanta perdita temporanea puoi realisticamente accettare senza essere costretto a vendere.

Anche la tolleranza al rischio è un test onesto. Se un movimento giornaliero del 3–4% nella tua principale posizione ti toglie il sonno, è un’informazione utile, non un segnale che sei “scarso” negli investimenti. Può semplicemente significare che la posizione è troppo grande o che il portafoglio è troppo concentrato su un solo settore o una sola storia. La volatilità fa parte del viaggio, ma i portafogli possono essere costruiti in modo che le fasi difficili restino gestibili sia dal punto di vista emotivo sia da quello finanziario.

Modi pratici per limitare il rischio e il ribasso

Gli strumenti più efficaci sono semplici e basati sul processo, non sulla previsione. Nessuno può anticipare ogni ribasso, ma puoi decidere in anticipo quanto danno può causare un ribasso al tuo piano.

Parti dalla dimensione delle posizioni. Se il calo del 30% di un singolo titolo rischia di mandare fuori strada i tuoi obiettivi, è probabile che la posizione sia troppo grande.

Poi guarda alla diversificazione. Mescola settori, aree geografiche e temi in modo che non tutto dipenda dai big tech americani o da una singola storia alla moda.

Gli acquisti scaglionati, o “a rate” nel tempo, distribuiscono i punti di ingresso e riducono il rimpianto di aver investito tutto su un massimo di breve periodo.

Semplici regole di ribilanciamento aiutano anch’esse, per esempio vendendo una parte di un titolo o settore quando supera una certa soglia del portafoglio.

Infine, valuta un piccolo cuscinetto di sicurezza. Tenere una quota di liquidità o obbligazioni a breve durata può darti spazio per coprire spese a breve termine o cogliere opportunità senza dover vendere asset di crescita in una giornata negativa. L’obiettivo non è azzeccare ogni movimento, ma evitare di diventare un venditore forzato in mezzo alla tempesta.

La vera lezione dietro la volatilità

L’ultimo scossone è meno un verdetto sull’IA e più un promemoria sui rischi di concentrazione e sulle aspettative eccessive. Quando le buone notizie non bastano più a far salire i prezzi, spesso significa che il posizionamento è tirato e che per un po’ la gravità ha più voce in capitolo.

Per gli investitori di lungo periodo, la risposta più utile non è cercare di indovinare il prossimo titolo di giornale, ma usare episodi come questo come un check-up della struttura del portafoglio e della propria tolleranza al rischio. Se i movimenti sono sembrati troppo dolorosi, la soluzione di solito sta nelle dimensioni delle posizioni, nella diversificazione e nei cuscinetti di liquidità, non nell’abbandonare del tutto i temi di lungo periodo.

Alla fine, quando l’IA incontra la gravità, a cavarsela meglio non sono quelli che indovinano ogni correzione, ma quelli che hanno portafogli costruiti per continuare a comporre rendimenti sia nelle fasi di euforia sia in quelle di arretramento.

 



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