Meta Platforms: il buono, il meno buono e il grande interrogativo sull’AI
Ruben Dalfovo
Investment Strategist
Punti chiave
Solida la base pubblicitaria per il presente, ma sarà l’AI a dover generare valore nel futuro.
Truffe e deep-fake, insieme alle perdite nel segmento VR/AR, minano la fiducia, il sentiment e la liquidità.
Ingenti investimenti oggi, che dovranno tradursi in maggiore rendimento pubblicitario, funzionalità a pagamento o tassi di conversione più alti.
Meta sta inviando segnali misti: da un lato c’è forza, dall’altro emergono pressioni. I ricavi crescono, la traiettoria rimane positiva, ma una tantum fiscale e un’esplosione delle spese sollevano più di qualche domanda. Per i belegger, questo significa che l’opportunità è concreta, ma lo è anche il rischio. Se Meta riesce a gestire con successo le proprie ambizioni sull’AI e sulla monetizzazione, il premio potrebbe essere rilevante. In caso contrario, il divario tra le promesse e i profitti rischia di allargarsi ulteriormente.
Crescita sui conti, ma pressione sull’utile
Nel trimestre chiuso al 30 settembre 2025, Meta ha riportato ricavi per 51,24 miliardi di USD, in crescita del 26% su base annua. L’utile netto è stato pari a 2,71 miliardi di USD, in forte calo rispetto ai 15,68 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente. Il crollo è legato a una tantum fiscale di circa 15,93 miliardi di USD, dovuta a una nuova normativa fiscale statunitense (One Big Beautiful Bill), che ha impattato in modo significativo i numeri del trimestre.
La buona notizia è che la divisione principale “Family of Apps” (che comprende Facebook, Instagram, WhatsApp) ha mostrato segnali di crescita. Al contrario, l’unità “Reality Labs” (hardware, realtà virtuale e aumentata) ha registrato pesanti perdite, intorno ai 4,43 miliardi di USD nel trimestre.
Meta prevede ricavi per il quarto trimestre compresi tra 56 e 59 miliardi di USD. Inoltre, ha rivisto al rialzo la guidance per gli investimenti in conto capitale nel 2025, portandola a 70–72 miliardi di USD, destinati principalmente a potenziare la capacità di calcolo per l’AI, server e data center a supporto della pubblicità e della roadmap dei prodotti.
Dal punto di vista del portafoglio: meglio il segnale del rumore
La leadership di Meta nella pubblicità sui social media le garantisce una base molto solida. Non parte da zero. Tuttavia, l’onere degli investimenti futuri – soprattutto in ambito AI e hardware – solleva interrogativi sulla tempistica, sui ritorni attesi e sul rischio che il capitale resti impegnato a lungo.
La vera domanda è: quanto velocemente questi investimenti in AI e hardware si trasformeranno in valore? In questo contesto contano più i ritorni e la gestione del capitale che la semplice crescita dei ricavi. I prossimi 12-24 mesi rappresentano una finestra cruciale di esecuzione. Se l’AI riuscirà ad aumentare il rendimento pubblicitario e a introdurre funzionalità a pagamento, il margine operativo potrà migliorare. Ma se la monetizzazione non tiene il passo, gli investimenti potrebbero limitare i buyback e comprimere i margini.
La pubblicità continua a finanziare tutto
Il motore pubblicitario di Meta continua a girare bene. Gli utenti aumentano, l’interazione regge e la monetizzazione migliora. L’ARPU (ricavo medio per utente) è in crescita e anche gli utenti attivi giornalieri aumentano, segnalando una buona tenuta dei fondamentali. Il meccanismo è semplice: impressioni moltiplicate per il prezzo medio di ogni inserzione determinano il fatturato. Miglior targeting, contenuti più rilevanti e un maggior numero di annunci per utente possono far crescere entrambe le leve.
Il primo dato da osservare è il prezzo delle inserzioni. È l’indicatore più diretto del valore che Meta riesce a fornire agli inserzionisti. Strumenti creativi più rapidi e automazione agevolano le PMI, che possono investire di più con meno attriti. Se l’ARPU continua a crescere anche con una stabilizzazione degli utenti, è probabile che il mix di prezzo stia facendo la differenza. E questo è, di solito, un segnale positivo per margini e flussi di cassa, anche a fronte di investimenti futuri rilevanti.
Spese per l’AI oggi, monetizzazione domani
Meta sta investendo pesantemente in capacità di calcolo, data center e talenti nel campo dell’intelligenza artificiale. L’obiettivo è chiaro: classificazione più efficace dei contenuti, pubblicità più performanti, assistenti più intelligenti e nuovi formati su Facebook, Instagram e WhatsApp. Nel breve termine, però, tutto questo è un centro di costo. Ammortamenti e spese operative salgono prima che i ricavi inizino a vedersi.
La sfida a breve termine è capire se l’AI aumenterà a sufficienza il rendimento pubblicitario e il tempo trascorso dagli utenti sulle piattaforme per compensare le spese. Nel medio periodo, ci sono due leve fondamentali. La prima: funzionalità AI a pagamento, nei messaggi e negli strumenti per le aziende. La seconda: tassi di conversione più elevati per gli inserzionisti, in modo da giustificare un costo per inserzione più alto. Se queste leve si attivano, l’investimento iniziale ha senso. In caso contrario, il capex rischia di penalizzare i buyback e comprimere la leva operativa.
Fiducia e Reality Labs: rischi in movimento
Annunci truffaldini e video deep-fake rappresentano un rischio reputazionale e regolamentare crescente. Se gli utenti perdono fiducia o i regolatori introducono regole più stringenti, il modello pubblicitario ne esce indebolito. I primi segnali? Revisioni più rigide degli annunci, tempi di approvazione più lunghi e costi di conformità in aumento.
In parallelo, Reality Labs continua a pesare. L’hardware e la realtà mista sono settori in evoluzione, ma i costi restano alti e il ritorno ancora incerto. La scelta strategica sta nel ritmo: ha senso scalare solo quando i casi d’uso diventano davvero diffusi e con un margine lordo sostenibile. Fino ad allora, gli investitori dovrebbero considerare Reality Labs come un’opzione su piattaforme future, non una fonte di profitto a breve termine. Se il management decide di ridurre i costi o fissare obiettivi a tappe, il profilo di rischio migliorerebbe senza rinunciare al potenziale.
Quando la crescita incontra la realtà: tre rischi da monitorare
Monetizzazione in ritardo. Se le funzionalità AI non si traducono in un miglioramento del rendimento pubblicitario o in nuove fonti di ricavo, la spesa di Meta potrebbe non portare risultati. Segnale d’allarme: crescita rallentata dell’ARPU o del prezzo per inserzione.
Costi regolamentari o reputazionali. Le truffe via deep-fake potrebbero spingere verso una regolamentazione più severa o il disimpegno degli inserzionisti. Segnale d’allarme: multe in aumento o calo della domanda pubblicitaria.
Distraenti investimenti hardware. Le perdite di Reality Labs si ampliano e sottraggono risorse al core business. Segnale d’allarme: accelerazione delle perdite o cambiamenti strategici privi di un piano chiaro.
Strategia per gli investitori
Segui da vicino i prossimi risultati trimestrali di Meta, in particolare l’EPS rettificato (al netto della tantum fiscale), per avere un quadro più chiaro della performance operativa sottostante.
Monitora la crescita dell’ARPU nella divisione Family of Apps: è un indicatore chiave di quanto bene Meta riesca a monetizzare la propria base utenti.
Presta attenzione a eventuali cambiamenti nella guidance sul capex: se Meta dovesse ridurre gli investimenti, potrebbe indicare un cambio di priorità verso la redditività.
Tieni d’occhio l’andamento della spesa pubblicitaria (sia globale che per regione), insieme a eventuali cambi normativi o calo della fiducia legati ai contenuti pubblicitari.
Due motori, un bivio strategico
Meta si muove chiaramente su due binari: da un lato è una solida generatrice di cassa nel presente, dall’altro è una grande scommessa sulla tecnologia del futuro. Il report del terzo trimestre ha evidenziato solidità nei ricavi, ma anche l’impatto di un’enorme tantum fiscale e una spesa fuori scala.
Per gli investitori, le domande ora sono: Meta riuscirà a trasformare le sue scommesse sull’AI e sull’hardware in profitti concreti? E riuscirà a mantenere il suo vantaggio competitivo nella pubblicità, nonostante i crescenti rischi? Le risposte contano. I prossimi trimestri diranno se le sue ambizioni si tradurranno in valore reale o in un peso difficile da sostenere.
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