Previsioni Oltraggiose
Cloud, debito e promesse sull’IA: la checklist di Oracle prima delle trimestrali
Ruben Dalfovo
Investment Strategist
Punti chiave
Oracle pubblicherà i risultati del secondo trimestre fiscale 2026 il 10 dicembre 2025, e gli investitori si concentreranno soprattutto sulla crescita del cloud AI e sull’evoluzione del portafoglio ordini.
I risultati del primo trimestre hanno mostrato una crescita dei ricavi del 12% e un balzo del 359% nel backlog del cloud, ma anche spese elevate e un aumento del debito.
Per gli investitori di lungo periodo, è più utile monitorare la crescita del cloud, la conversione del backlog e la disciplina del bilancio piuttosto che cercare di prevedere il dato sugli utili a sorpresa.
Cloud, debito e IA: Oracle arriva alle trimestrali con il backlog tra i più alti del mercato
Oracle si prepara a presentare i risultati del Q2 fiscale 2026 con uno dei backlog legati all’intelligenza artificiale più consistenti sul mercato, ma anche con una base di investitori più prudente rispetto a qualche mese fa. La società pubblicherà i dati dopo la chiusura di Wall Street, il 10 dicembre 2025, e la conference call si concentrerà meno sui profitti del trimestre passato e più sulla capacità dell’azienda di trasformare le promesse legate all’AI in ricavi concreti.
Per chi investe sul lungo periodo, la vera domanda non è se Oracle supererà le attese per qualche centesimo, ma se i numeri e le previsioni continueranno a supportare la narrativa di un colosso del software tradizionale che si sta trasformando in una piattaforma cloud e AI robusta e sostenibile.
Dall’euforia all’hangover: cosa è successo dall’ultima trimestrale
Nel primo trimestre fiscale 2026, i risultati di Oracle hanno mostrato una combinazione rara: crescita solida e numeri spettacolari sul backlog. I ricavi sono aumentati del 12% su base annua, raggiungendo 14,9 miliardi di dollari; i ricavi del cloud sono saliti del 28%, arrivando a 7,2 miliardi, mentre la divisione cloud infrastructure ha registrato un +55%.
Ma il vero dato chiave è stato quello delle obbligazioni di performance residue (RPO), che rappresentano i ricavi contrattualizzati per il futuro. Il RPO è salito del 359% su base annua, toccando i 455 miliardi di dollari, grazie a diversi mega contratti nel cloud AI, tra cui uno di dimensioni eccezionali con OpenAI, secondo quanto riportato da più fonti.
Inizialmente, il mercato ha reagito con entusiasmo: il titolo è balzato in seguito alla pubblicazione, con gli investitori intenti a prezzare anni di domanda AI che avrebbe fatto leva sui data center di Oracle. Poi, l’umore è cambiato. Una volta emerso che gran parte di quel backlog dipendeva da un singolo cliente, e che per soddisfarlo sarebbero stati necessari investimenti ingenti, il titolo ha perso circa un terzo dal picco.
Da allora, lo scetticismo si è concentrato su due aspetti: primo, se OpenAI e gli altri partner AI siano davvero in grado di generare i ricavi previsti; secondo, fino a che punto Oracle possa aumentare il debito e i costi per interessi prima che ciò limiti la flessibilità su dividendi, buyback o espansioni future.
Dove nasce davvero la crescita
Al di là del rumore di fondo, il mix di business di Oracle sta cambiando piuttosto rapidamente.
Il motore della crescita oggi è Oracle Cloud Infrastructure (OCI), ovvero la parte del gruppo che fornisce potenza di calcolo, storage e rete per l’addestramento AI, l’inferenza e i carichi di lavoro tradizionali. I ricavi OCI sono aumentati del 55% nel Q1, e il management prevede una crescita del 77% per l’intero anno fiscale, fino a circa 18 miliardi di dollari — con un’ulteriore accelerazione nei prossimi anni, grazie a contratti già firmati.
Sopra questa base si collocano le applicazioni cloud di Oracle: i software ERP come Fusion e NetSuite, e i sistemi per la sanità derivanti dall’acquisizione di Cerner, continuano a crescere a doppia cifra. Pur sembrando meno entusiasmanti dei data center AI, queste attività generano ricavi ricorrenti in abbonamento, contribuendo a stabilizzare i risultati se la spesa AI dovesse rallentare.
Il software tradizionale e le licenze on-premise ora svolgono un ruolo diverso: crescono poco o per nulla, ma continuano a generare flussi di cassa significativi per finanziare l’espansione delle infrastrutture cloud e AI. Il rischio è che l’aumento degli ammortamenti e degli interessi associati a queste spese riduca i margini prima che le nuove attività siano sufficientemente scalate.
In sintesi, i numeri di questa settimana diranno molto su quanto agevolmente Oracle sta passando da un modello ad alto margine e bassa crescita, a uno più pesante, capital intensive, ma orientato alla tecnologia di domani.
Cosa si aspetta il mercato da questa trimestrale
Wall Street si aspetta un altro trimestre forte, almeno in superficie. Il consenso Bloomberg prevede ricavi per il Q2 intorno a 16,2 miliardi di dollari, in crescita del 15% su base annua, e un utile per azione rettificato di circa 1,64 dollari, in aumento a bassa doppia cifra.
Queste previsioni sono superiori alla guidance fornita da Oracle a settembre, che indicava una crescita degli utili più contenuta per il Q2. Questo apre uno spazio per possibili delusioni, soprattutto se i margini dovessero subire pressioni a causa dei costi per la costruzione di nuovi data center.
Gli investitori si concentreranno probabilmente su tre indicatori chiave, più che sull’EPS:
- Crescita del cloud infrastructure: la crescita di OCI resterà sopra il 50%, come necessario per raggiungere gli obiettivi annuali del management?
- Qualità del backlog e dei nuovi ordini: il portafoglio ordini continua a crescere? Ci sono segnali di una base clienti più ampia oltre ai mega contratti AI?
- Margini e spese in conto capitale: quanto stanno aumentando gli ammortamenti e i costi per interessi, e cosa significa questo per la generazione di cassa nei prossimi anni?
Con il titolo ancora in fase di recupero dalla correzione autunnale, risultati semplicemente “sufficienti” potrebbero non bastare a muovere il mercato, a meno che non siano accompagnati da segnali rassicuranti sulla gestione del bilancio e sulla diversificazione della clientela AI.
Rischi da monitorare durante la pubblicazione
1. Esecuzione operativa: Oracle deve costruire e alimentare i data center dietro al backlog record. Ritardi, costi imprevisti o vincoli nella supply chain potrebbero rallentare la trasformazione del backlog in ricavi effettivi.
2. Rischio finanziario: debito netto e costi per interessi sono aumentati per finanziare la capacità necessaria all’AI, mentre il free cash flow è diventato negativo negli ultimi trimestri. Se questa tendenza continua, le agenzie di rating e gli investitori orientati al reddito potrebbero iniziare a preoccuparsi.
3. Concentrazione della clientela e hype AI: gran parte del backlog di Oracle sembra dipendere da un ristretto numero di clienti AI, tra cui OpenAI, che a sua volta affronta una crescente concorrenza e interrogativi sulla monetizzazione a lungo termine. Qualsiasi segnale di ridimensionamento o ritardo dei contratti sarebbe preso molto sul serio dal mercato.
Segnali precoci da tenere d’occhio nella pubblicazione e nella conference call: crescita più lenta di OCI, RPO stabile o in calo, toni più prudenti sulla spesa in conto capitale o linguaggio vago riguardo i clienti AI principali.
Manuale dell’investitore: come leggere la trimestrale
- Pensa in termini di trend, non di singolo trimestre. Segui se crescita del cloud, backlog e margini sono coerenti con la guida pluriennale di Oracle, senza fissarti su un singolo numero.
- Separa la “storia del backlog” da quella della “cassa”. Un backlog in crescita è utile solo se si traduce in ricavi e infine in free cash flow per servire il debito e remunerare gli azionisti.
- Monitora la flessibilità del bilancio. Tieni d’occhio debito netto, interessi e capex nel tempo per capire se Oracle può crescere in modo aggressivo senza trovarsi vincolata finanziariamente.
- Usa gli scenari. Rifletti su come cambierebbe la tua visione a lungo termine se la crescita OCI restasse sopra il 50%, scendesse al 30% o accelerasse ancora, invece di fissarti su una previsione unica.
Grandi promesse AI richiedono una solida esecuzione
La trimestrale del Q2 non risolverà tutti i dubbi sul futuro AI di Oracle, ma potrà offrire indicazioni importanti su quanto seriamente l’azienda stia facendo il lavoro “noioso” ma essenziale di trasformare un backlog spettacolare e una guida ambiziosa in risultati concreti e ripetibili.
Da settembre a oggi, il mercato ha mostrato entrambe le facce: euforia all’arrivo dei contratti AI, e timore quando è emerso chi li avesse firmati e quanto costasse soddisfarli. I dati di questa settimana dovrebbero posizionarsi a metà strada tra questi due estremi.
Per gli investitori, il vantaggio competitivo non sta nel prevedere se l’EPS sarà 1,63 o 1,65 dollari, ma nel capire se trimestre dopo trimestre Oracle sta davvero avanzando nel percorso che la porta da semplice proprietaria di infrastrutture AI a fornitore disciplinato e generatore di cassa del cloud del futuro.
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