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Difesa, ricostruzione, Europa: la guida dell’investitore a uno scenario di pace in Ucraina

Azioni
Ruben Dalfovo
Ruben Dalfovo

Investment Strategist

Punti chiave

  • I titoli sulle trattative di pace possono muovere i mercati rapidamente, ma un accordo tra Ucraina e Russia resta incerto e, più che lineare, sarà probabilmente complesso e frammentato.
  • La ricostruzione potrebbe sostenere i settori dei materiali da costruzione, delle infrastrutture e dei finanziari, mentre il comparto europeo della difesa potrebbe passare da un picco legato alla guerra a una crescita più stabile e duratura.
  • Gli investitori possono considerare l’ipotesi di pace come uno scenario possibile, non una previsione certa, e usare diversificazione e corretta dimensione delle posizioni per evitare scommesse binarie.

Una pace fragile sul tavolo, ma non ancora nelle mani

Per la prima volta da anni, la parola “accordo” compare più spesso di “offensiva” quando si parla dell’Ucraina. Un’intesa mediata dagli Stati Uniti e discussa ad Abu Dhabi avrebbe ottenuto l’appoggio “di principio” da parte di Kiev, con i funzionari che parlano di “dettagli minori” da definire. Tuttavia, la Russia non ha ancora dato il suo sostegno pubblico e continuano gli attacchi con missili e droni contro Kyiv e la rete energetica ucraina.

I mercati, però, non aspettano le firme. Gli indici europei e i panieri settoriali reagiscono già nell’intraday a ogni voce su una tregua o una battuta d’arresto. I titoli della difesa oscillano quando i titoli parlano di progressi. Quelli della costruzione e delle infrastrutture si rafforzano quando gli investitori iniziano a pensare più alle gru che ai carri armati.

Per chi investe con un orizzonte di lungo termine, la vera domanda non è quando arriverà l’accordo, ma come un lento passaggio dalla guerra aperta a una pace fredda potrebbe trasformare i flussi di cassa delle aziende legate alla ricostruzione, al riarmo o a entrambi nei prossimi dieci anni.

Dalle macerie al cemento armato: l’effetto ricostruzione

Ricostruire l’Ucraina sarà una sfida generazionale. Secondo una valutazione congiunta della Banca Mondiale, del Governo ucraino, della Commissione Europea e delle Nazioni Unite, il costo stimato si aggira intorno ai 500 miliardi di dollari. Le esigenze sono enormi: abitazioni, strade, ponti, reti elettriche e scuole. Solo la domanda di cemento potrebbe aumentare di decine di milioni di tonnellate l’anno, man mano che le infrastrutture danneggiate verranno ripristinate e modernizzate.

Ed è qui che entrano in gioco i nomi più evidenti. CRH, Heidelberg Materials e Holcim sono grandi gruppi diversificati di materiali da costruzione che forniscono cemento, aggregati e calcestruzzo in tutta Europa e oltre. CRH detiene già una quota significativa del mercato ucraino del cemento, il che le offre un vantaggio in termini di conoscenza locale e asset fisici sul territorio.

La ricostruzione non seguirà però un percorso lineare. I fondi arriveranno a fasi, legati alla politica, alle garanzie anticorruzione e alla sicurezza sul terreno. Le prime ondate potrebbero concentrarsi sulle infrastrutture critiche e sull’energia, favorendo le aziende capaci di offrire materiali a basse emissioni e progetti resilienti, conformi agli standard dell’Unione Europea. Con il tempo, anche l’edilizia abitativa, il settore commerciale e i trasporti potrebbero seguire, aprendo opportunità per imprese di ingegneria, utility, ferrovie e persino assicurazioni e banche coinvolte nel finanziamento dei lavori.

Per gli investitori, il messaggio è chiaro: un accordo di pace non trasformerà CRH o Holcim in “vincitori della guerra al contrario”. Ma potrebbe aggiungere un’interessante — anche se discontinua — ondata di domanda a lungo termine, in aggiunta ai temi già attivi legati alle infrastrutture e alla transizione energetica.

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Trattative di pace e il nuovo volto della difesa europea

Se la ricostruzione rappresenta la carota, la difesa è percepita come il bastone. La preoccupazione più immediata è che un eventuale accordo di pace possa spegnere la narrativa sulla difesa europea proprio ora che molti Paesi hanno iniziato ad aumentare davvero la spesa. Ma la realtà potrebbe essere molto meno spettacolare — e molto più strutturale.

I Paesi membri della NATO avevano già concordato di destinare almeno il 2% del PIL alla difesa, e ora si discute di obiettivi più ambiziosi nel lungo termine, vicini al 3,5%, con risorse aggiuntive per infrastrutture e cybersicurezza. Un cessate il fuoco non cambierebbe tutto questo da un giorno all’altro. Le scorte di munizioni vanno ricostituite, l’equipaggiamento inviato in Ucraina deve essere rimpiazzato, e le difese aeree e antimissile hanno bisogno di aggiornamenti. In più, i contratti per proiettili, mezzi e radar hanno spesso una durata pluriennale.

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Il mercato sembra averlo già capito

Il 25 novembre, il settore difesa dello STOXX Europe 600 ha registrato un rimbalzo, e titoli chiave come Rheinmetall e Saab hanno guadagnato poco più dell’1% dopo la correzione legata all’ottimismo per un’eventuale pace. Questi titoli riflettono già gran parte della narrativa sul riarmo post-2022, quindi un passaggio da strategie legate al “rischio guerra” verso una “peace premium” potrebbe gradualmente raffreddare le loro valutazioni.

Nel medio termine, lo scenario più probabile non è un taglio drastico dei budget, ma una diversa composizione della spesa. Meno fondi destinati all’emergenza immediata, più investimenti costanti in scorte, cybersicurezza, logistica e infrastrutture utili a spostare le forze NATO sul territorio europeo. Per i portafogli, questo si traduce in un settore difesa che passa da una crescita esplosiva a una più lenta e stabile, con una volatilità legata agli sviluppi del processo di pace.

Rischi: pace, politica ed esecuzione

Ci sono almeno tre grandi rischi da tenere a mente.

Primo, il processo di pace può ancora fallire. La Russia non ha ancora approvato pubblicamente il quadro discusso ad Abu Dhabi e continua a colpire le città ucraine e la rete energetica con attacchi su larga scala. Un’interruzione dei colloqui, una nuova escalation o un cambiamento nel sostegno dell’Occidente potrebbero invertire rapidamente il “peace trade”, facendo risalire i titoli della difesa e ritardando la ricostruzione.

Secondo, la ricostruzione potrebbe deludere nei tempi o nella qualità. Riforme della governance, controlli anticorruzione e condizioni di sicurezza sul campo influenzeranno la velocità con cui i capitali internazionali arriveranno in Ucraina e quali progetti verranno finanziati. La storia suggerisce che i processi di ricostruzione post-bellica sono spesso più lenti e discontinui rispetto alle promesse iniziali.

Terzo, la stanchezza politica potrebbe limitare la spesa per la difesa. Se gli elettori dovessero perdere la pazienza di fronte a bilanci sempre più elevati, o se le economie dovessero rallentare, alcuni Paesi europei potrebbero faticare a raggiungere o mantenere l’obiettivo del 2% del PIL, anche se i target ufficiali restassero invariati. I primi segnali di allarme potrebbero essere decisioni di acquisto rimandate, piani pluriennali rivisti o nuovi scontri sulle regole fiscali.

Strategia per l’investitore: scenari, non certezze

  • Considera una pace in Ucraina come uno scenario possibile tra molti, non come lo scenario base. Costruisci un portafoglio in grado di affrontare sia un cessate il fuoco duraturo che un ritorno al conflitto congelato.

  • Per cavalcare il tema della ricostruzione, pensa a diversi livelli di esposizione. I materiali da costruzione, l’ingegneria e le infrastrutture sono al centro, ma anche l’esposizione più ampia a industria e finanza europee può beneficiarne senza puntare tutto sull’Ucraina.

  • Per quanto riguarda la difesa, meglio puntare su qualità e solidità finanziaria che su titoli di giornale. Un’esposizione selettiva a nomi diversificati del settore può riflettere una spesa strutturale senza dover contare su un’escalation continua.

  • Soprattutto, fai leva su diversificazione, orizzonte temporale e dimensione delle posizioni. Entra gradualmente nei temi, evitando di rincorrere ogni movimento di mercato causato da una notizia e non lasciare che un solo esito geopolitico influenzi i tuoi risultati di lungo periodo.

Dalle notizie lampo ai temi di lungo termine

L’idea di un accordo di pace in Ucraina porta naturalmente gli investitori a pensare in bianco o nero: guerra o pace, boom della difesa o crollo, vincitori o perdenti nella ricostruzione. Ma i mercati non funzionano così. Anche se un’intesa venisse firmata, probabilmente arriverebbe a fasi, con compromessi, retromarce e lunghi tempi di attuazione. Lo stesso vale per i bilanci pubblici e i piani aziendali.

L’approccio più utile è considerare l’accordo come un punto di svolta, non come un traguardo finale. Un passaggio dalla spesa d’emergenza a un riarmo strutturato nel lungo termine. Dalla distruzione alla ricostruzione. Da shock energetici imprevedibili a filiere europee più stabili, anche se non prive di complessità. In questo contesto, i veri vincitori non saranno quelli che indovinano la data della firma ad Abu Dhabi, ma gli investitori che puntano su temi solidi, diversificano tra ricostruzione e difesa, e costruiscono portafogli in grado di convivere con l’incertezza anche dopo che i riflettori si saranno spenti.


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