Rapida panoramica del mercato – 1 dicembre 2025
BG SAXO
Rapida panoramica del mercato – 1 dicembre 2025
Driver e catalizzatori di mercato
- Azioni: Wall Street ha chiuso novembre in rialzo grazie alle speranze di tagli dei tassi da parte della Fed, l’Europa è salita leggermente, mentre Hong Kong ha perso terreno a causa dei titoli immobiliari
- Volatilità: VIX sui valori medi (intorno a 15), volatilità a breve termine in calo, contesto più tranquillo
- Asset digitali: Un exploit DeFi sul pool yETH di Yearn ha scatenato una nuova fase di risk-off nel mercato crypto
- Obbligazioni: I rendimenti dei titoli giapponesi salgono dopo commenti di Ueda su un possibile rialzo dei tassi
- Valute: Un’indicazione di rialzo dei tassi spinge lo yen al rialzo contro il dollaro
- Materie prime: Argento e rame salgono a nuovi record su prospettive di offerta limitata
- Eventi macro: ISM manifatturiero USA di novembre
Notizie macro principali
- Il Presidente Trump ha dichiarato di aver scelto il prossimo presidente della Fed, mentre il consigliere economico della Casa Bianca, Hassett, ha detto che accetterebbe volentieri se scelto.
- Il Presidente Trump ha annunciato la cancellazione degli ordini esecutivi firmati dall’ex Presidente Biden tramite autopen, sostenendo che circa il 92% fossero stati firmati in questo modo e sono ora nulli. Trump ha accusato Biden di non essere coinvolto nel processo e ha minacciato accuse di spergiuro nel caso in cui Biden lo neghi.
- Il PMI manifatturiero ufficiale della Cina è rimasto in contrazione a 49,2 (in linea con le attese), mentre il PMI non manifatturiero ha deluso le previsioni a 49,5 (contro un’attesa di 50,0).
- Lo yen si è rafforzato e il rendimento del JGB a 2 anni è salito ai massimi dal 2008 dopo che il governatore della Bank of Japan, Kazuo Ueda, ha dato il segnale più chiaro finora di un possibile rialzo dei tassi il 19 dicembre. Ueda ha dichiarato che la banca “valuterà i pro e i contro di un rialzo dei tassi di interesse di politica monetaria e prenderà decisioni appropriate” analizzando l’economia, l’inflazione e i mercati finanziari a livello nazionale e internazionale.
Eventi macro da seguire (orari in GMT)
09:30 – UK: approvazioni mutui e massa monetaria di ottobre
14:45 – USA: PMI manifatturiero S&P Global di novembre
15:00 – USA: ISM manifatturiero di novembre
Trimestrali
- Martedì: CrowdStrike Holdings, Marvell
- Mercoledì: Salesforce Inc, Dollar Tree
- Giovedì: Kroger, Hewlett-Packard, Ulta Beauty, Dollar General
Azioni
- USA: Gli indici statunitensi hanno chiuso in rialzo la seduta accorciata post-Thanksgiving, con l’S&P 500 in crescita dello 0,5%, il Nasdaq dello 0,8% e il Dow dello 0,6%, mentre i mercati prezzano circa l’80–85% di probabilità di un taglio dei tassi anticipato da parte della Fed. I servizi di comunicazione hanno guidato i rialzi, mentre il settore sanitario ha rallentato dopo che Eli Lilly ha perso il 2,6% raffreddando il rally di novembre. Il comparto tech ha mostrato un andamento misto: Microsoft +1,3%, Amazon +1,8%, Meta +2,3%, Broadcom +1,4% e Tesla +0,8%, mentre Nvidia ha perso l’1,8% e Alphabet è rimasta invariata. Un breve blackout dei future CME ha generato un po’ di rumore, mentre Intel è balzata del 10,0% sull’ottimismo riguardo a possibili ordini da Apple per chip della serie M di fascia bassa, mantenendo alta l’attenzione sulla leadership nei semiconduttori e sulle catene di fornitura AI per dicembre.
- Europa: I titoli europei sono saliti leggermente, con lo STOXX 50 e lo STOXX 600 entrambi in rialzo dello 0,3% a quota 577, grazie a dati sull’inflazione più morbidi in Italia e Francia che rafforzano le attese di una pausa da parte della BCE. I titoli tecnologici come ASML, SAP, Infineon e Prosus hanno guadagnato tra lo 0,7% e l’1,5%, mentre i gruppi consumer e automobilistici come LVMH, Volkswagen e Stellantis sono saliti tra l’1,3% e il 2,0%. Il dato tedesco è stato leggermente più caldo, e l’indice blue-chip dell’Eurozona ha comunque perso lo 0,6% a novembre, mostrando segnali di affaticamento dopo il rally autunnale. Gli investitori ora guardano ai prossimi dati sull’attività e alla prossima riunione della BCE per segnali più chiari sui potenziali tagli dei tassi nel 2026.
- Asia: I titoli di Hong Kong hanno ritracciato dopo una corsa positiva, con l’Hang Seng in calo dello 0,3% a 25.859, appesantito dai titoli immobiliari e finanziari. Il sentiment si è raffreddato in attesa dei PMI di novembre in Cina e a causa di una certa cautela mentre gli indici della Cina continentale si avvicinano ai massimi pluriennali grazie all’ottimismo sull’intelligenza artificiale. I gruppi di abbigliamento sportivo Anta e Li Ning hanno perso rispettivamente lo 0,6% e l’1,4% dopo notizie sul loro interesse verso l’acquisizione di Puma, mentre Alibaba Health, Nongfu Spring e China Overseas Land sono scesi tra il 2,7% e il 3,4%. Complessivamente, l’indice è rimasto piatto a novembre nonostante un guadagno settimanale del 2,5%. Ora l’attenzione si sposta sulla riunione politica chiave di dicembre a Pechino e su eventuali nuovi segnali di stimolo.
Volatilità
- La volatilità continua a diminuire dopo il picco della scorsa settimana, con il VIX tornato intorno a quota 15 e gli indicatori a breve termine (VIX1D, VIX9D) in calo, segnalando un inizio di dicembre più tranquillo nonostante l’incertezza politica e delle banche centrali. Le opzioni sugli indici indicano un intervallo contenuto: in base allo straddle settimanale at-the-money, il mercato delle opzioni SPX prezza un movimento atteso di circa ±81 punti (±1,2%) fino alla scadenza di venerdì 5 dicembre, ossia in un range stimato di 6.770–6.930.
- I principali catalizzatori di volatilità questa settimana sono i PMI manifatturieri USA e globali di oggi, seguiti dai dati sull’inflazione dell’area euro, il discorso di Powell, i dati sul mercato del lavoro USA (JOLTS, ADP, richieste di sussidio) e i numeri PCE di venerdì, tutti elementi chiave per le aspettative di un taglio dei tassi a dicembre.
- Indicatore macro skew: la catena settimanale SPX e l’indice SKEW vicino a 143 indicano un leggero bias ribassista, con le opzioni put più costose rispetto alle call, suggerendo che gli investitori restano esposti in azioni ma continuano a pagare per la protezione.
Asset digitali
- Le crypto iniziano dicembre sotto pressione dopo un incidente di sicurezza sulla piattaforma DeFi Yearn Finance (pool yETH) che ha innescato una fuga dai token più rischiosi e peggiorato il sentiment. Bitcoin è sceso in area $80k, in calo di circa il 5% nelle ultime 24 ore, mentre Ether è in calo di circa il 6% intorno a $2.800. Le principali alt-coin come Solana, XRP, Cardano, Polygon e Dogecoin registrano ribassi tra il 6% e l’8%, a conferma della sensibilità del settore a shock di fiducia e leve finanziarie.
- Gli ETF spot raccontano una storia più sfumata: l’IBIT di BlackRock ha chiuso venerdì con un NAV intorno a $51,7 e resta un canale chiave per l’esposizione istituzionale, nonostante diverse settimane di deflussi netti nell’universo degli ETF su bitcoin a novembre. Il trust ETHA su Ethereum ha mostrato più resilienza, con NAV vicino a $23 dopo un mese instabile in cui Ethereum ha sottoperformato bitcoin ma ha recuperato leggermente a fine mese.
- I titoli azionari esposti alle crypto come Coinbase e alcuni miner (CleanSpark, Riot, Cipher) sono rimbalzati dai minimi recenti grazie agli upgrade di JP Morgan su alcuni operatori, ma restano fortemente correlati all’andamento del bitcoin.
Obbligazioni
- I rendimenti dei titoli di Stato giapponesi sono saliti dopo che il governatore Ueda della Bank of Japan ha aperto chiaramente la porta a un rialzo dei tassi il 19 dicembre con commenti più hawkish del solito. Il rendimento a 2 anni è salito all’1,025%, massimo dal 2008, mentre il rendimento a 10 anni è salito di 6 punti base a 1,87%, massimo da 17 anni.
- I Treasury USA hanno aperto la settimana in calo, con i rendimenti in lieve aumento dopo aver toccato un minimo di due settimane venerdì a causa di un’interruzione delle negoziazioni sul CME, che ha frenato l’azione sui prezzi.
- È iniziato il periodo di blackout della Fed in vista della riunione FOMC del 10 dicembre, con un taglio dei tassi di 25 bp ormai quasi completamente prezzato. Il Treasury a 10 anni è salito di 3 pb a 4,04% dal minimo di 3,96% di venerdì, mentre il 2 anni resta stabile intorno al 3,5%.
Materie prime
- I metalli preziosi e industriali restano al centro dell’attenzione, con argento e platino che estendono i forti guadagni grazie a persistenti strette sull’offerta e una robusta domanda di asset reali. Una combinazione di attese di tagli da parte della Fed, timori di svalutazione valutaria, ansie sul debito pubblico e inflazione elevata sostiene il comparto. L’argento ha aggiunto un nuovo +6% venerdì, segnando un nuovo record a USD 57,86 nella sessione asiatica. Da inizio anno, i rendimenti sono di oltre il 94% per l’argento, 90% per il platino e 60% per l’oro. La forza relativa dell’argento ha spinto il rapporto oro/argento verso 73, livello che ha fatto da supporto due volte dal 2021.
- I prezzi del petrolio sono saliti leggermente dopo che l’OPEC+ ha confermato il mantenimento dei livelli produttivi per il primo trimestre 2026, mentre i trader valutano le implicazioni dei recenti commenti e minacce del Presidente Trump nei confronti del Venezuela.
- Il rame ha toccato un nuovo record al LME a causa di crescenti timori di carenza di offerta, acuiti da un’accelerazione delle spedizioni verso gli USA che ha ridotto la disponibilità altrove. Minatori, fonderie e trader riuniti a Shanghai hanno segnalato interruzioni operative in aumento a livello globale, contribuendo a spingere il rame LME a USD 11.294, con un guadagno da inizio anno di quasi il 30%.
Valute
- Il dollaro è rimbalzato dai minimi di due settimane, con il DXY intorno a 99,5, mentre i mercati prezzano una maggiore probabilità di tagli da parte della Fed e dopo che Trump ha dichiarato di aver scelto il nuovo presidente della Federal Reserve, chiarendo di aspettarsi tagli dei tassi da parte del suo candidato.
- Lo yen ha guadagnato terreno con l’USDJPY sceso a un minimo di due settimane a 155,45 dopo le dichiarazioni di Ueda. Lo yen aveva toccato quota 157,89 per dollaro il mese scorso, il livello più debole da gennaio, alimentando timori per l’impatto sui costi delle importazioni e sulle pressioni inflazionistiche sulle famiglie.