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Rapida panoramica del mercato – 13 ottobre 2025

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Rapida panoramica del mercato – 13 ottobre 2025


Fattori trainanti e catalizzatori di mercato

  • Azioni: Shock da dazi colpisce il tech e i semiconduttori USA. In calo l’Europa. L’Asia chiude in ribasso.
  • Volatilità: VIX +31,8%. Il trade short-vol è vulnerabile. Dispersione elevata.
  • Asset digitali: Rimbalzo di BTC/ETH. Liquidati 19 miliardi di dollari. IBIT/ETHA in calo. Il rischio Cina resta sullo sfondo.
  • Valute: Domanda per JPY e CHF a fronte delle rinnovate tensioni commerciali tra USA e Cina.
  • Materie prime: L’argento tocca nuovi massimi pluridecennali a causa di un’offerta fortemente limitata.
  • Obbligazioni: I Treasury USA a 10 anni sono crollati venerdì. Il mercato obbligazionario USA è chiuso oggi.
  • Eventi macro: Nessun dato rilevante; l’attenzione resta focalizzata sulle relazioni USA-Cina.

Notizie macroeconomiche

  • L’amministrazione Trump ha mostrato apertura verso un accordo commerciale con la Cina, nonostante le crescenti tensioni dovute ai controlli sulle esportazioni imposti da Pechino e l’annuncio da parte di Trump di dazi al 100% sulle importazioni cinesi a partire dal 1° novembre. Pechino ha promesso contromisure, minacciando i progressi nei negoziati. Un portavoce del Ministero del Commercio cinese ha condannato la minaccia dei dazi, affermando che la Cina è pronta a difendere i propri interessi, pur dichiarando di non cercare una guerra commerciale, ma di essere preparata ad affrontarla.
  • L’indice di fiducia dei consumatori USA elaborato dall’Università del Michigan è stato pari a 55 nell’ottobre 2025, quasi invariato rispetto al 55,1 di settembre e superiore alle attese. L’indice delle condizioni economiche è salito a 61, mentre quello delle aspettative è sceso a 51,2. Le aspettative d’inflazione per il prossimo anno sono leggermente diminuite al 4,6%, mentre quelle di lungo termine sono rimaste stabili al 3,7%.
  • L’opposizione giapponese sta valutando un candidato unitario alla carica di Primo Ministro per sfidare la Presidente del LDP, Sanae Takaichi, e mira a formare un’alleanza con altri partiti, secondo quanto riportato da Nikkei.
  • Le esportazioni cinesi di settembre sono cresciute all'8,3% su base annua, segnando il ritmo più rapido degli ultimi sei mesi e superando le stime del 6,6%. Le importazioni sono aumentate del 7,4%, lasciando un surplus di 90,5 miliardi di dollari. Le spedizioni verso gli USA sono crollate del 27%, ma sono state compensate da una forte crescita verso altre regioni, tra cui l’UE, dove le esportazioni sono aumentate di oltre il 14%, segnalando resilienza e rafforzando la posizione negoziale di Pechino nello scontro commerciale con Washington.

Eventi macro in evidenza (orari in GMT)

I dati del governo USA sono influenzati dallo shutdown e potrebbero subire ritardi

08:00 – Trump interviene alla Knesset
LME Week a Londra fino al 17 ottobre
Durante la giornata: Rapporto mensile sul mercato petrolifero dell’OPEC
Mercati chiusi: Giappone, Canada e mercato obbligazionario USA

Trimestrali

  • Lunedì: Fastenal
  • Martedì: JP Morgan, Johnson & Johnson, Louis Vuitton, Wells Fargo, Goldman Sachs, Blackrock, Citigroup
  • Mercoledì: ASML, Bank of America, Morgan Stanley, Abbott Laboratories, Rio Tinto, Progressive
  • Giovedì: TSMC, Charles Schwab, Interactive Brokers, Nestle, ABB, Essilor Luxottica
  • Venerdì: American Express, Reliance Industries, Volvo

Azioni

  • USA: Le azioni USA sono scese venerdì a seguito delle minacce di dazi verso la Cina e dei controlli cinesi più rigorosi sui chip americani. L’S&P 500 ha perso il 2,7%, il Nasdaq il 3,6% e il Dow l’1,9%. I produttori di chip hanno guidato i ribassi: AMD –7,7%, Nvidia –4,9%, Qualcomm –7,3%, penalizzati dalle verifiche antitrust cinesi e dai controlli alle importazioni. I mega-cap hanno aumentato la pressione: Apple –3,5%, Microsoft –2,2%. Con lo shutdown governativo ancora in corso, l’attenzione si sposta sull’avvio della stagione degli utili del Q3 e su eventuali chiarimenti sull’ambito e la tempistica dei dazi.
  • Europa: I mercati europei hanno chiuso in calo per la seconda sessione consecutiva venerdì, con i timori commerciali e le notizie su un possibile cessate il fuoco in Medio Oriente a pesare. L’Euro STOXX 50 ha chiuso a –1,7%, lo STOXX 600 a –1,3% e il FTSE 100 a –0,9%. Il settore difesa ha perso terreno: Leonardo –4,7%, Thales –2,0%, BAE Systems –1,6%, Rheinmetall –1,2%, a causa delle scommesse su una de-escalation. Una nota positiva è arrivata dalla Danimarca: Jyske Bank è salita del 3,6% dopo l’aggiornamento positivo della guidance 2025. L’attenzione ora si sposta su trimestrali e dati macro, mentre i mercati attendono dettagli sui dazi.
  • Asia: L’Asia ha chiuso la scorsa settimana in ribasso. Venerdì l’Hang Seng ha perso l’1,7% a 26.290, indebolito da tech e immobiliari; il CSI 300 ha chiuso a –2,0%. La politica cinese ha aggiunto pressione, con l’estensione dei controlli sulle esportazioni di terre rare e verifiche più severe sui chip AI importati, secondo la stampa locale. Tra i titoli di Hong Kong venerdì: SMIC –7%, Kuaishou –5,5%, Tencent –3,6%. Nel breve termine, l’attenzione resta sui dati di credito e commercio di settembre in Cina e su eventuali sviluppi sulle nuove regole di export.

Volatilità

  • La volatilità è balzata in forte rialzo venerdì con il riaccendersi delle tensioni sui dazi: il VIX è salito a 21,66 (+31,8%) dopo la minaccia di Trump di dazi al 100% contro la Cina, che ha innescato il -2,7% dell’S&P 500. Nonostante il picco, i trader non mostrano segni di panico: il posizionamento dei dealer è bilanciato e molti definiscono il movimento come una “rivalutazione ordinata”. Con il mercato obbligazionario chiuso oggi per il Columbus Day, le oscillazioni sulle azioni potrebbero essere amplificate. L’elevata volatilità sui singoli titoli rispetto alla relativa calma del VIX suggerisce una dispersione marcata – un pattern comune durante la stagione degli utili.
  • Movimento atteso sull’SPX questa settimana: ±140 punti, ovvero ±2,1%, entro la chiusura di venerdì, secondo i prezzi delle opzioni.
  • Attesi ulteriori movimenti con CPI, vendite al dettaglio e trimestrali delle big bank in arrivo.

Asset digitali

  • I mercati crypto si sono stabilizzati lunedì dopo un weekend di forti vendite. BTC è risalito verso i $114.700 ed ETH vicino a $4.100, rimbalzando dai forti cali innescati dall’annuncio di Trump sui dazi. Sono stati liquidati oltre 19 miliardi di dollari, complice la bassa liquidità del fine settimana e le vendite algoritmiche. L’indice Crypto Fear & Greed è crollato da 64 a 27, segnalando il crollo del sentiment. Tuttavia, il tono più moderato di Trump e i segnali di dialogo USA-Cina hanno contribuito a calmare i mercati.
  • Il sentiment sugli ETF è diviso: IBIT –3,7%, ETHA –7,9%, con riflessi negativi sulle azioni legate al settore crypto come COIN –7,7% e MSTR –4,8%.
  • Gli altcoin restano contrastati, mentre i trader valutano le prossime mosse.

Obbligazioni

  • I rendimenti dei Treasury USA a 10 anni sono scesi fino al 4% venerdì, sostenendo le aspettative di tassi più bassi, per poi rimbalzare leggermente dopo che Trump ha segnalato apertura verso un accordo con la Cina. Con il mercato obbligazionario cash chiuso oggi per il Columbus Day o l’Indigenous Peoples’ Day, l’attenzione resta sui futures: il contratto sul Treasury a 10 anni mostra attualmente un calo di 4 tick dopo aver chiuso ai massimi delle ultime tre settimane venerdì.

Materie prime

  • L’argento è salito ai massimi da dieci anni a 51,7 USD, spinto da uno storico short squeeze nel mercato cash di Londra, che ha avuto un effetto a catena sui future del COMEX a New York, dove i prezzi sono aumentati di quasi il 5% nella sessione odierna. L’oro ha toccato un nuovo record a 4.078 USD, sostenuto dalla domanda di investitori e banche centrali, dalle tensioni commerciali USA-Cina, dalla prospettiva di tassi più bassi e dai timori per lo shutdown del governo USA e l’aumento del debito. Sebbene entrambi i metalli appaiano tecnicamente in ipercomprato, rimangono strutturalmente sottopesati nei portafogli globali.
  • I prezzi del petrolio sono rimbalzati dopo che Trump ha segnalato apertura a un accordo con la Cina, attenuando le tensioni che avevano causato un calo del 4% venerdì. Tecnicamente, sia il WTI che il Brent restano deboli ma ancora all’interno dei rispettivi range di trading. Nella settimana al 7 ottobre, gli hedge fund hanno ridotto le posizioni nette long sul Brent del 30%, portandole al livello più basso da cinque mesi, segnalando una fiducia in calo nei prezzi più alti a fronte dell’aumento della produzione OPEC+.
  • Il rame ha perso il 5% venerdì a seguito della minaccia di dazi da parte di Trump, per poi rimbalzare in Asia grazie a un tono più conciliatore da entrambe le parti. Oggi inizia a Londra la LME Week annuale, con gli operatori concentrati sui fattori rialzisti legati alle interruzioni minerarie e alla crescente domanda di lungo termine guidata dall’elettrificazione.
  • Lo shutdown del governo USA continua a ritardare la pubblicazione del rapporto COT (Commitment of Traders) della CFTC. Se lo stallo dovesse protrarsi, i fondi speculativi e gli altri investitori istituzionali potrebbero operare per un periodo prolungato senza trasparenza nei dati.

Valute

  • Lo status di rifugio sicuro del dollaro si è indebolito dopo le critiche di Trump alla politica cinese sulle terre rare, accompagnate dalla minaccia di nuovi dazi. Il sentiment di avversione al rischio ha sostenuto CHF e JPY. I timori su un possibile fallimento dell’accordo commerciale USA-Cina a novembre sono tornati, ma il Dollar Index ha comunque chiuso la settimana a 98,97 prima di ritracciare in avvio di contrattazioni lunedì.
  • Lo JPY ha registrato movimenti volatili intorno a quota 152 dopo il crollo della coalizione di governo giapponese, a seguito del mancato accordo tra Sanae Takaichi (LDP) e Tetsuo Saito (Komeito).
  • La minaccia di dazi da parte di Trump ha spinto l’USDCNH da 7,125 a quasi 7,15 venerdì, per poi ritracciare in Asia oggi, grazie ai tentativi di Washington di attenuare le tensioni.

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