Come funzionano le obbligazioni indicizzate all’inflazione

BG SAXO
Che cosa sono le obbligazioni indicizzate all’inflazione?
Un’obbligazione indicizzata all’inflazione è uno strumento che consente agli investitori avversi al rischio di mettere al riparo il proprio portafoglio dagli effetti negativi dell’inflazione. Queste obbligazioni sono di solito collocate dagli Stati, con pagamenti di interessi garantiti e collegati al tasso di inflazione del paese (in Italia ad esempio abbiamo i Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati all'inflazione europea - Btp€i). Alla scadenza dell’obbligazione, il rendimento complessivo è adeguato all’inflazione oppure corrisponde alla somma originariamente investita, a seconda di quale importo sia più elevato.
Se ti stai chiedendo se le obbligazioni indicizzate all’inflazione possano essere una scelta oculata per proteggere il tuo portafoglio di investimenti complessivo da perdite consistenti in caso di forte aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse, continua a leggere per scoprire come funzionano, i loro pro e contro e i modi alternativi per investirvi.
In che modo l’inflazione influisce su un portafoglio di investimenti?
In un periodo di forte inflazione, la volatilità nei mercati finanziari è particolarmente accentuata. L’incertezza che grava sui tassi di interesse rende le azioni più vulnerabili, soprattutto i titoli cosiddetti growth come i big tech, che risentono maggiormente dell’aumento dei costi di finanziamento.
Anche gli investimenti a reddito fisso non sono immuni dagli effetti negativi dell’inflazione. Ad esempio, un’obbligazione che offre un rendimento nominale del 5% in un contesto inflattivo al 10% genera, in realtà, un rendimento reale negativo del -5%. L’obiettivo principale, nella costruzione di un portafoglio orientato al futuro, è garantire un rendimento reale positivo, ovvero superiore al tasso d’inflazione.
Come funzionano le obbligazioni indicizzate all’inflazione?
In un periodo di forte inflazione, la volatilità nei mercati finanziari è particolarmente accentuata. L’incertezza che grava sui tassi di interesse rende le azioni più vulnerabili, soprattutto i titoli growth come i big tech, che risentono maggiormente dell’aumento dei costi di finanziamento.
Anche gli investimenti a reddito fisso non sono immuni dagli effetti negativi dell’inflazione. Ad esempio, un’obbligazione che offre un rendimento nominale del 5% in un contesto inflattivo al 10% genera, in realtà, un rendimento reale negativo del -5%.
L’obiettivo principale, nella costruzione di un portafoglio orientato al futuro, è garantire un rendimento reale positivo, ovvero superiore al tasso d’inflazione.
Quali sono i vantaggi delle obbligazioni indicizzate all’inflazione?
Uno dei principali vantaggi di investire in obbligazioni indicizzate all’inflazione è che rappresentano una copertura semplice ed efficace contro i potenziali rischi di altri strumenti finanziari. Riducendo l’incertezza complessiva del portafoglio, queste obbligazioni possono offrire un reddito garantito che, in termini reali, si mantiene almeno in linea con l’inflazione, soprattutto nei periodi di aumento del costo della vita o di recessione, quando le azioni tendono a perdere valore.
Un ulteriore vantaggio è che, se l’inflazione si attesta sui livelli attesi dal mercato, i rendimenti risultano positivi. Se invece l’inflazione supera le aspettative ed è più elevata del previsto, le obbligazioni indicizzate all’inflazione possono rivelarsi una scelta ancora più strategica. In genere, quando i prezzi e i rendimenti riflettono correttamente le aspettative inflazionistiche, queste obbligazioni non si comportano né meglio né peggio rispetto ad altri strumenti a reddito fisso. Tuttavia, in scenari di inflazione superiore alle attese, tendono a sovraperformare rispetto ad altri titoli obbligazionari.
Considerando una media di lungo periodo, la performance delle obbligazioni indicizzate all’inflazione ha generalmente superato quella delle obbligazioni tradizionali. Questi strumenti hanno registrato un rendimento medio annuo del 6%, rispetto al 4,5% delle obbligazioni a reddito fisso. È tuttavia importante ricordare che tale rendimento resta inferiore rispetto al rendimento medio annuo del 9% dei mercati azionari.
Quali sono gli svantaggi delle obbligazioni indicizzate all’inflazione?
Il limite ai tuoi potenziali profitti
Lo svantaggio principale dell’investimento in obbligazioni indicizzate all’inflazione è il potenziale di crescita limitato. Il rendimento atteso dipende sostanzialmente dal tasso d’inflazione al momento della scadenza dell’obbligazione.
Poiché questi strumenti non offrono la possibilità di ottenere guadagni straordinari, né comportano perdite ingenti, è consigliabile utilizzarli con criterio, come componente di stabilità all’interno di un portafoglio ben diversificato.
I tassi di interesse possono danneggiare il valore di un’obbligazione
Il valore delle obbligazioni indicizzate all’inflazione è influenzato non solo dall’andamento dei tassi di inflazione, ma anche da quello dei tassi di interesse. Negli Stati Uniti, ad esempio, le TIPS (Treasury Inflation Protected Securities) offrono una protezione limitata in caso di deflazione. Il Tesoro statunitense stabilisce un valore nominale di riferimento (par value) per ogni TIPS, ma quelle più “anziane”, che hanno accumulato rendimenti indicizzati in periodi di alta inflazione, possono subire perdite significative in un contesto deflattivo.Un fattore di cui tenere conto è la duration, ovvero la durata finanziaria di un titolo.
La duration misura la sensibilità di un titolo, e il concetto vale anche per gli ETF, alle variazioni dei tassi di interesse: più è elevata, maggiore sarà la volatilità del prezzo del titolo in caso di aumento dei tassi, e viceversa. I titoli con alta duration includono obbligazioni indicizzate all’inflazione con scadenze anche superiori ai 25-30 anni.
Questi strumenti sono particolarmente esposti alla volatilità in periodi di variazione dei tassi di interesse e dell’inflazione. Quando i tassi vengono aumentati, il prezzo del titolo può subire un calo significativo.
CPI e RPI non sempre rappresentano il miglior indicatore dell’inflazione
È inoltre oggetto di dibattito se il parametro di inflazione utilizzato per determinare il CPI (Consumer Price Index) negli Stati Uniti,l’RPI (Retail Price Index) nel Regno Unito o l’indice ISTAT siano effettivamente rappresentativi. Questi indici si basano su un “paniere” di beni e servizi su cui le famiglie tipiche spendono il proprio reddito ogni mese.
Se si investe in obbligazioni indicizzate all’inflazione per proteggere il proprio capitale, è fondamentale che tali parametri siano accurati. In caso contrario, il meccanismo di protezione potrebbe risultare inefficace. Nel Regno Unito, l’Office for National Statistics (ONS) ha recentemente dichiarato che l’RPI è “una misura molto carente dell’inflazione generale” e che nel corso degli anni ha “notevolmente sovrastimato” e “sottostimato” le variazioni inflazionistiche.
Affidarsi a un’unica misura dell’inflazione comporta sempre dei rischi. Considerando che ogni nucleo familiare distribuisce il proprio reddito disponibile in modo diverso, i tassi di inflazione percepiti risultano molto più personali di quanto si possa pensare.
Meno efficace per chi sta iniziando ora a costruire un portafoglio d’investimento
Un altro motivo per cui le obbligazioni indicizzate all’inflazione potrebbero non essere ideali per il tuo portafoglio è l’assenza di un’esposizione significativa ai rischi inflattivi di breve termine. Se hai appena iniziato il tuo percorso d’investimento con un orizzonte temporale di lungo periodo, è probabile che il tuo reddito disponibile derivi principalmente dal lavoro, piuttosto che dal portafoglio.
Se sei ancora nella fase di accumulo degli asset per il futuro, il ruolo delle obbligazioni indicizzate all’inflazione risulta meno centrale.
Sono invece gli investitori che dipendono dal proprio portafoglio per sostenere il tenore di vita, tipicamente persone in pensione, a trarre maggior beneficio da questi strumenti, utilizzandoli per ridurre il rischio complessivo e mitigare gli effetti di eventuali crolli dei mercati azionari.
Come acquistare obbligazioni indicizzate all’inflazione
Acquistare obbligazioni indicizzate all’inflazione tramite un broker
È possibile acquistare questo tipo di obbligazioni direttamente tramite un broker. L’acquisto può avvenire sul cosiddetto “mercato primario”, ovvero presso l’ente che emette le obbligazioni originarie, oppure sul “mercato secondario”, tramite investitori che le hanno già acquistate dall’emittente.
Negli Stati Uniti, ad esempio, è possibile investire direttamente nelle obbligazioni indicizzate all’inflazione emesse dal governo federale. Questi strumenti, noti come Treasury Inflation Protected Securities (TIPS), possono essere acquistati in incrementi da 100 dollari, rendendoli accessibili anche agli investitori alle prime armi con un orizzonte temporale di lungo periodo. Le TIPS possono avere scadenze a cinque, sette o trent’anni, devono essere detenute per almeno 45 giorni e sono disponibili esclusivamente in formato digitale.
In altri Paesi esistono iniziative analoghe. Ad esempio, il governo italiano emette i BTP, titoli di Stato indicizzati al tasso di inflazione nazionale.
Investire in ETF obbligazionari
In alternativa all’investimento in obbligazioni indicizzate all’inflazione all’interno di un conto a tassazione differita, è possibile acquistare exchange-traded fund (ETF) obbligazionari. Investendo in un ETF, si affida la supervisione del paniere di titoli a un gestore professionale, mentre si ottiene esposizione diretta agli strumenti sottostanti. L’investitore versa i propri soldi nel fondo e beneficia della diversificazione e della gestione attiva o passiva del portafoglio obbligazionario.