Previsioni Oltraggiose
Un'azienda Fortune 500 nomina un modello di intelligenza artificiale come CEO
Charu Chanana
Market Strategist
Saxo Group
Costruire un portafoglio resiliente richiede un’attenta pianificazione, e la diversificazione è uno degli elementi più importanti di qualsiasi strategia di investimento. Introdotta come parte della ‘Teoria Moderna del Portafoglio (MPT)’ presentata dall’economista americano Harry Markowitz, rimane una delle tecniche più efficaci per la gestione del rischio e per affrontare la volatilità di mercato. La strategia di diversificazione implica la combinazione di asset non correlati nello stesso portafoglio per ridurre il rischio al ribasso.
I mercati oscillano e si evolvono, e il panorama finanziario è cambiato notevolmente nel corso degli anni. Tuttavia, i principi della diversificazione restano senza tempo. Distribuire gli investimenti su diverse tipologie di asset, settori e aree geografiche aiuta gli investitori a limitare le perdite e a mantenere l’equilibrio in mercati imprevedibili.
Harry Markowitz rivoluzionò la teoria degli investimenti con il suo lavoro sulla Teoria Moderna del Portafoglio (MPT) negli anni ‘50. La MPT dimostra come l’unione di asset non correlati possa minimizzare il rischio di portafoglio senza sacrificare i potenziali rendimenti. La diversificazione, insieme a rischio, rendimento e correlazione, è uno dei principi fondamentali di questa teoria per investire nei mercati.
Questa intuizione rivoluzionaria evidenziò che il rischio non dipende soltanto dai singoli investimenti, ma anche dal modo in cui essi interagiscono all’interno di un portafoglio. Un concetto chiave è la correlazione, ovvero la tendenza di due asset a muoversi insieme in termini di prezzo.
In sostanza, la strategia di diversificazione mira a ridurre il rischio non sistematico, quello specifico di singoli titoli o settori. Detenendo una varietà di asset non correlati che reagiscono diversamente agli eventi di mercato, gli investitori possono provare a compensare gli effetti della volatilità. Questo rappresenta un allontanamento dal concentrare ricchezza in un’unica azione o in un solo settore.
Nel tempo, le strategie di diversificazione si sono ampliate ben oltre i concetti di base della MPT. Gli investitori moderni adoperano strumenti avanzati e tecniche all’avanguardia per rispondere alle sfide dell’odierno ambiente finanziario.
Ecco alcuni esempi:
Nonostante queste evoluzioni, la strategia di diversificazione rimane un pilastro per la gestione del rischio e il raggiungimento degli obiettivi finanziari.
La diversificazione è un concetto semplice, ma esistono diverse modalità con cui gli investitori possono mitigare i rischi e rafforzare la resilienza del proprio portafoglio. Ogni approccio contribuisce a bilanciare i rendimenti potenziali con livelli di rischio accettabili.
Diversificare tra classi di asset è una delle forme più semplici ed efficaci di strategia di diversificazione. Azioni, obbligazioni, immobili e materie prime reagiscono in modo diverso alle condizioni di mercato, offrendo una copertura naturale. Ad esempio, le azioni di solito performano bene in mercati orientati alla crescita, mentre le obbligazioni offrono stabilità durante i periodi di recessione economica.
Le criptovalute si sono affermate come una classe di asset alternativa, aggiungendo un ulteriore livello di diversificazione. Tuttavia, la loro volatilità le rende adatte solo a investitori con una maggiore propensione al rischio, e non è ancora chiara la loro correlazione di lungo periodo con l’azionario o altre classi di asset.
Una successiva diversificazione avviene all’interno delle singole classi di asset. Per le azioni, ciò significa distribuire gli investimenti tra settori diversi, come sanità, tecnologia e beni di consumo. Rischi settoriali specifici, come un cambiamento normativo che colpisce la tecnologia, possono essere compensati dai guadagni in aree meno coinvolte, come le utility o il settore immobiliare. In generale, i titoli tecnologici o di crescita spesso performano meglio nei periodi di espansione economica, mentre le aziende di beni di consumo con una base di clienti stabile (come le aziende del tabacco) tendono a essere resilienti nei periodi di contrazione.
Nelle obbligazioni, diversificare per tipologia di emittente (societario vs. governativo) e per scadenza (breve, media e lunga) può aiutare a proteggersi dalle variazioni dei tassi di interesse o dai rischi di credito.
Le condizioni economiche variano da paese a paese, perciò la diversificazione geografica costituisce un’ulteriore forma di tutela dei rendimenti di portafoglio. Affiancare asset nazionali ad altri internazionali riduce la dipendenza da una sola economia, anche se è fondamentale ricordare che molte crisi finanziarie hanno portata globale e possono influenzare i mercati azionari di tutto il mondo. I mercati sviluppati offrono maggiore stabilità, mentre i mercati emergenti propongono un potenziale di crescita elevato, accompagnato però da maggior volatilità.
Per esempio, un investitore che detiene azioni statunitensi potrebbe aggiungere un’esposizione ai mercati asiatici o europei per trarre vantaggio da diversi cicli di crescita e opportunità. I vari mercati possiedono correlazioni differenti, e le economie più lontane e con minori legami commerciali sono in genere meno correlate.
Bilanciare investimenti a basso rischio con investimenti più aggressivi consente a un portafoglio di affrontare la volatilità e mantenere le prestazioni. Le obbligazioni governative e le azioni di aziende consolidate rappresentano un punto fermo e sicuro, mentre i titoli growth o le obbligazioni ad alto rendimento offrono un potenziale di rendimento superiore. La giusta combinazione dipende dagli obiettivi finanziari e dalla propensione al rischio dell’investitore.
Le scadenze rivestono un ruolo determinante nella diversificazione obbligazionaria. Le obbligazioni a breve termine risentono meno delle variazioni dei tassi di interesse, ma offrono rendimenti potenzialmente più contenuti. Le obbligazioni a lungo termine, seppur più volatili, possono generare rendimenti più elevati. Includere entrambe le tipologie consente di distribuire il rischio attraverso diversi scenari economici.
Gli investitori possono diversificare includendo sia asset tangibili che intangibili nel proprio portafoglio. Investimenti tangibili come immobili e oro offrono un valore intrinseco e spesso stabilità di prezzo. Gli asset intangibili, ad esempio azioni e titoli digitali, garantiscono invece maggiore liquidità e scalabilità.
Per esempio, detenere una combinazione di oro ed ETF azionari offre esposizione sia a beni fisici che ai mercati finanziari. In molti paesi, il patrimonio è spesso suddiviso tra investimenti immobiliari (residenza primaria o secondaria) e asset intangibili come azioni.
Distribuire gli investimenti su più piattaforme riduce rischi come l’insolvenza del depositario. L’utilizzo di differenti broker o banche impedisce di fare eccessivo affidamento su un singolo istituto. Bilanciare asset fisici con soluzioni di deposito digitali attenua ulteriormente i rischi sistemici. In molte giurisdizioni sono presenti sistemi di garanzia dei depositi fino a una certa cifra, ragion per cui i portafogli di grandi dimensioni possono convenire a frazionare i propri asset in importi che rientrino in tali soglie.
Asset alternativi, come i REIT, gli hedge fund e i collezionabili, offrono possibilità di diversificazione al di fuori dei mercati tradizionali. Spesso questi investimenti presentano una bassa correlazione con azioni e obbligazioni, migliorando la stabilità complessiva del portafoglio. Ad esempio, i REIT possono generare redditi costanti, mentre gli hedge fund forniscono accesso a strategie di investimento uniche, con l’obiettivo di produrre rendimenti regolari indipendentemente dall’andamento dei mercati.
La strategia di diversificazione offre diversi benefici che aiutano gli investitori a gestire il rischio e creare un portafoglio più stabile.
Un portafoglio diversificato riduce l’impatto derivante dalla scarsa performance di un singolo investimento. Quando gli asset reagiscono in modo diverso alle condizioni di mercato, le perdite in un’area possono essere spesso compensate dai guadagni in un’altra. Questo approccio aiuta a stabilizzare la performance complessiva del portafoglio e minimizza l’esposizione al rischio non sistematico.
La diversificazione promuove la stabilità del portafoglio nel lungo termine. Distribuire gli investimenti tra diverse classi di asset e aree geografiche limita gli effetti della volatilità di mercato. Ciò risulta particolarmente utile durante periodi di incertezza economica, poiché riduce la probabilità di subire perdite significative.
Gli investitori traggono vantaggio dall’esposizione a una gamma più vasta di mercati, settori e aree geografiche, poiché questo consente di aumentare le probabilità di individuare opportunità di crescita e di trarne vantaggio–che si tratti di mercati emergenti, settori innovativi o investimenti alternativi.
Concentrare gli investimenti in un unico settore espone in modo eccessivo ai ribassi di quel comparto. La diversificazione tra più settori riduce questo rischio, garantendo che il portafoglio resti solido anche quando un settore non performa al meglio.
Sebbene la diversificazione sia spesso una strategia valida, presenta anche alcuni limiti che gli investitori devono tenere in considerazione.
Distribuire gli investimenti tra più asset limita spesso la possibilità di ottenere guadagni straordinari. Quando gli investimenti con ottime performance vengono combinati con quelli più deboli, il rendimento complessivo potrebbe risultare inferiore rispetto a un approccio concentrato.
Gestire un portafoglio diversificato richiede un notevole impegno. Monitorare diverse classi di asset, aree geografiche e settori può diventare complesso, specialmente per gli investitori individuali. Mantenere gli investimenti in equilibrio e in linea con gli obiettivi rappresenta una sfida aggiuntiva.
La diversificazione può comportare ulteriori spese. Le commissioni di transazione, i costi di gestione dei fondi e gli oneri di consulenza possono sommarsi, riducendo i rendimenti netti del portafoglio. Questo aspetto è particolarmente rilevante per gli investitori che impiegano strategie di gestione attiva. Più operazioni si effettuano per creare e ribilanciare il portafoglio, più si spende in commissioni e altri costi. I portafogli più complessi richiedono un ribilanciamento più frequente.
La sovra-diversificazione si verifica quando un portafoglio include un numero eccessivo di asset, riducendo al contempo le potenziali opportunità di guadagno e aumentando la complessità gestionale. Detenere troppi investimenti può generare rendimenti ridotti e sovrapposizioni che non favoriscono una reale riduzione del rischio. La maggior parte delle strategie di investimento si basa infatti sulle performance di lungo periodo dell’azionario, che tende ad aumentare di valore nel tempo. Una sovra-diversificazione (che includa anche obbligazioni, oro e così via) può diminuire l’esposizione verso tale tendenza di creazione di valore.
Un portafoglio diversificato richiede obiettivi chiari, una pianificazione disciplinata e regolari aggiustamenti per garantire una maggiore resilienza contro le fluttuazioni del mercato.
Stabilire obiettivi finanziari è la base di un portafoglio solido. Una tempistica più lunga consente di concentrarsi su asset orientati alla crescita, come le azioni, mentre obiettivi di breve termine richiedono spesso investimenti più stabili, come le obbligazioni. Comprendere la propria tolleranza al rischio garantisce che le scelte del portafoglio siano in linea con la capacità di affrontare eventuali perdite.
Distribuire gli investimenti tra più classi di asset riduce la dipendenza da un’unica tipologia di investimento. Una distribuzione equilibrata, come la tradizionale suddivisione 60/40 tra azioni e obbligazioni, offre stabilità e potenziale di crescita.
Gli investitori più aggressivi potrebbero considerare un mix 80/20, mentre approcci più prudenti potrebbero favorire un 50/50. Aggiungere immobili, materie prime o asset alternativi può rafforzare ulteriormente il portafoglio.
Creare varietà all’interno di ciascuna classe di asset aggiunge un ulteriore livello di protezione.
Espandere gli investimenti al di fuori dei mercati nazionali aiuta a ridurre l’esposizione a un’unica economia. I mercati sviluppati offrono stabilità, mentre quelli emergenti presentano opportunità di rendimento più elevato. Una combinazione di entrambi garantisce un maggiore equilibrio.
Nel tempo, alcuni asset possono sovraperformare rispetto ad altri, modificando le proporzioni stabilite. Il ribilanciamento assicura che il portafoglio rimanga allineato alla strategia e al profilo di rischio originari. Revisioni regolari impediscono che gli squilibri riducano i benefici della diversificazione.
Commissioni di transazione, spese di gestione e vincoli di liquidità possono influire sulle prestazioni complessive. Bilanciare asset liquidi per esigenze di breve termine con investimenti a lungo termine offre flessibilità senza compromettere i rendimenti.
Esempio di allocazione di portafoglio
Un portafoglio diversificato per un investitore con un profilo di rischio moderato potrebbe includere:
Questa struttura bilancia il potenziale di crescita con la gestione del rischio ed è adattabile agli obiettivi individuali. Per un investitore con un profilo di rischio più elevato o un orizzonte temporale più lungo, potrebbe essere appropriata una quota maggiore di azioni.
La diversificazione è uno strumento fondamentale di gestione del rischio in un portafoglio di investimento. Aiuta a ridurre le vulnerabilità e a bilanciare i rendimenti, ma è importante comprendere anche i suoi limiti e le applicazioni pratiche.
La strategia di diversificazione interessa soprattutto il rischio non sistematico, che è specifico di singole aziende o settori. Tra questi fattori rientrano inefficienze manageriali, sfide normative o cali legati a determinati comparti. Un portafoglio ben diversificato distribuisce gli investimenti su asset che reagiscono in modo differente agli eventi di mercato, riducendo l’esposizione a tali rischi.
Il rischio sistematico, invece, colpisce l’intero mercato o l’economia e non può essere eliminato attraverso la diversificazione. Eventi come recessioni o instabilità geopolitiche incidono su tutte le classi di asset, seppur con variazioni di intensità. Pur aiutando a gestire tali rischi, la diversificazione può essere affiancata da strategie come l’hedging per ottenere un’ulteriore protezione.
La diversificazione funziona al meglio quando gli asset in un portafoglio presentano correlazioni basse o negative. Ciò significa che non si muovono nella stessa direzione in condizioni di mercato simili. Ad esempio, azioni e obbligazioni spesso mostrano una correlazione ridotta, rendendole una combinazione valida per limitare la volatilità.
Misurare i coefficienti di correlazione permette agli investitori di valutare la qualità della diversificazione del proprio portafoglio. Un coefficiente più vicino a -1 indica significativi benefici di diversificazione, mentre un coefficiente più vicino a +1 segnala una riduzione minima del rischio. In genere, si preferiscono asset non correlati (coefficiente prossimo a 0), poiché una correlazione inferiore può incidere in modo più sostanziale sui rendimenti.
L’hedging completa la strategia di diversificazione offrendo una protezione specifica contro rischi mirati. L’uso di strategie di hedging richiede un’attenta valutazione dei costi e delle potenziali perdite, che possono influire sulla performance complessiva del portafoglio. Queste tattiche risultano particolarmente efficaci se abbinate alla diversificazione, così da costruire un quadro di gestione del rischio più solido.
La strategia di diversificazione offre lezioni preziose, sia nei suoi successi che nei suoi limiti. Analizzare esempi concreti consente di comprendere come gli investitori possano equilibrare rischi e rendimenti in modo efficace.
Durante la crisi finanziaria del 2008, i portafogli che includevano azioni, obbligazioni e investimenti alternativi ottennero risultati migliori rispetto a quelli pesantemente concentrati su una singola classe di asset. Molti portafogli azionari erano sovraesposti a titoli bancari, che subirono i maggiori cali durante la crisi a causa dell’ottima performance registrata prima del 2007. Una situazione analoga si verificò durante la cosiddetta bolla dot com del 2000-2001, quando i titoli tecnologici beneficiarono di rendimenti eccezionali prima di subire forti perdite.
In un crollo di mercato generalizzato, gli investitori con esposizione sia al mercato domestico sia a quello internazionale possono contenere le perdite grazie ad asset stabili come le obbligazioni governative o le materie prime, ad esempio l’oro. Questa impostazione consente di salvaguardare il capitale durante la volatilità estrema e di favorire la ripresa quando i mercati ritrovano stabilità.
Per esempio, un portafoglio del 2007 con il 40% di azioni, il 40% di obbligazioni e il 20% di materie prime avrebbe mostrato maggiore resilienza rispetto a uno interamente incentrato sull’azionario. Sebbene un portafoglio più prudente possa registrare minori guadagni in periodi di boom dell’azionario, durante le fasi di ribasso potrebbe sovraperformare, poiché le perdite si concentrano generalmente nei mercati azionari ad alta volatilità.
La sovra-diversificazione rappresenta una potenziale insidia per gli investitori. In passato, alcuni grandi fondi hanno avuto difficoltà a causa del possesso di un numero eccessivo di asset, spesso con caratteristiche sovrapponibili.
Ad esempio, i fondi pensione pubblici negli Stati Uniti hanno ricevuto critiche per la gestione di portafogli ampi e complessi che non superano i loro benchmark, includendo spesso asset alternativi e con una trasparenza limitata.
Contare su asset correlati è un altro problema. La bolla delle dot com dei primi anni 2000 ha evidenziato i rischi di concentrare gli investimenti in un unico settore, anche se diversificati per area geografica e tipologia di impresa. Gli investitori fortemente esposti ai titoli tecnologici hanno subito perdite ingenti con lo scoppio della bolla, evidenziando la necessità di una strategia di diversificazione che includa asset non correlati.
La diversificazione è la migliore difesa contro l’incertezza. Nessuno può prevedere il futuro, ma distribuire gli investimenti su asset non correlati può aiutare a evitare di essere troppo esposti a un singolo rischio. Un portafoglio ben diversificato non si limita a proteggere dal rischio di potenziali perdite, ma aiuta anche a posizionarsi per una performance più costante nel tempo, in gran parte dei contesti di mercato.